««« Raccolta “Fuori di chiave” (1912)
10.03. Tormenti
In Nuova Antologia, 1° maggio 1902.
Quando in croce Gesú l’anima rese,
tutta, per un momento,
su la terra la vita si sospese,
sospese anche l’inferno ogni tormento.
Sisifo che per l’erta maledetta
avea sospinto il masso
fin su l’aspra del colle aguzza vetta,
donde tuttor riprecipita al basso,
fermo, lassú, starsi d’un tratto il vede:
stupefatto, in un oh!
fermo, di sasso, anch’egli resta, e fede
al prodigio prestar non sa, non può.
Si guarda attorno, una e due volte scuote
il macigno che sta;
vi siede e, con le pugna su le gote,
poi domanda a se stesso: – «E or che si fa?» –
Ma sotto, ecco, gli ruzzola il fatale
sasso di nuovo; ratto
balza egli in pie’, lo segue, e: – «Manco male! –
dice. – Almeno cosí, via, m’arrabatto». –
E, mentre sú per l’erta novamente
contro il masso si slancia,
tra le doglie piú là, Tantalo sente
gridare urlare: – «Ahi Dio! Ahi Dio! la pancia!» –
Aggirandosi come una bufera,
satollo, il poveretto,
in quella tregua momentanea s’era
di tutto quanto il suo crudel banchetto.
Ed or gemeva: – «Non lo farò piú!
Beato chi desia
e nulla ottiene mai! Grazia, Gesú!
Sia benedetta la condanna mia!» –
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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