Di Marta Toti.
Il personaggio pirandelliano vive, quasi sempre, una crisi d’identità, conseguenza della logica del doppio. La consapevolezza dell’inconsistenza dell’Io e la scoperta delle maschere, lo conducono a vivere tale condizione.
Tesi – Ritratti grotteschi nelle novelle pirandelliane
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Premessa
Questo mio lavoro ha come argomento lo studio e l’analisi della visione che Luigi Pirandello ha riguardo il personaggio uomo e il grottesco nella sua produzione novellistica.
L’autore affida la sua riflessione e il suo punto di vista sull’esistenza e sul ruolo dell’uomo nella società contemporanea ai suoi innumerevoli protagonisti, quasi sempre appartenenti ad una classe sociale medio-bassa e avvolti in un velo di malinconia, vittime di una società opprimente.
Debenedetti lo chiama “personaggio uomo”, per indicare una nuova immagine di uomo sofferente, incompreso, dall’esistenza atona e da una identità deformata che inizia a popolare il Novecento letterario.
È Pirandello, in Italia, ad essere padre di questo “personaggio uomo” [1] ed è Debenedetti a fornirci una analisi dettagliata del personaggio pirandelliano che è «un animale inadatto e inadattabile», come afferma nel suo Romanzo del Novecento, spostandolo al di là della visione positivistica e divenendo, quindi, consapevole “dell’oltre”, cioè di una identità direttamente non visibile.
[1] Giacomo Debenedetti, Il personaggio uomo, Il Saggiatore r.l., Milano, 2016, formato Ebook
Il personaggio pirandelliano vive, quasi sempre, una crisi d’identità, conseguenza della logica del doppio. La consapevolezza dell’inconsistenza dell’Io e la scoperta delle maschere, lo conducono a vivere tale condizione. È Vitangelo Moscarda a scoprire di non essere più “uno”, ma “centomila” e, quindi, “nessuno”; è Mattia Pascal e il suo rifiuto delle forme sociali.
Il personaggio vive uno sdoppiamento di personalità drammatico, destinato a sfociare nell’estraneità alla società e, dunque, nell’incomunicabilità. La dinamica che si delinea è il passaggio dall’illusione alla disillusione: Il personaggio pirandelliano è prepotentemente disilluso.
A fare da palcoscenico è il “grottesco”, fusione di ridicolo, comico e tragico e il tutto accompagnato da un riso amaro, che conduce alla pietà e alla riflessione.
Il riso diviene espressione artistica del Novecento. Tra i più significativi studi, Il riso di Henri Bergson e Il motto di spirito di Sigmund Freud, anche L’Umorismo dello stesso Pirandello con la sua teoria riguardo “l’avvertimento del contrario”.
La sua produzione novellistica diviene, in particolare, il campo più fertile per far nascere i suoi protagonisti. “Tanti piccoli specchi” [2] dove si modellano tematiche a lui care.
[2] Luigi Pirandello, premessa Novelle per un anno, formato Ebook
Così, incontriamo Ciàula e il suo riscatto illusorio dalla società; il grottesco e la follia dei protagonisti de La giara; il signor Anselmo e la sua risata come mezzo di fuga da una vita insoddisfacente in Tu ridi; la consapevolezza di una verità dolorosa in Quando si comprende. E, ancora, la trappola della famiglia come obbligo sociale analizzata nella novella Prima notte; la solitudine e la conseguente incomunicabilità esistenziale dei protagonisti della novella L’uomo solo e, infine, l’inconsistenza dell’essere nella novella Una giornata.
Uno dei principali meriti di Pirandello è stato quello, dunque, di aver fornito al lettore uno sconfinato universo popolato da personaggi che si fanno specchio della crisi novecentesca dell’Io: imprigionato in una congerie di stati incoerenti, senza nessun punto di riferimento fisso e nel naufragio inevitabile di tutte le certezze.
Marta Toti
Dall’illusione di conoscere se stessi al riso: galleria dei ritratti grotteschi nelle novelle pirandelliane
Premessa
Capitolo I – Luigi Pirandello e l’analisi del personaggio uomo
Capitolo II – Il riso e la poetica umoristica
Capitolo III – Il personaggio di Pirandello nelle Novelle per un anno
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