<<< Raccolta “Zampogna” (1901)
10. Temporale estivo
I. (bróntola)
Ride bagnato, addosso a la montagna,
il borgo al temporal che or or si muta
altrove, in giú, verso l’ampia campagna,
col suo tendon di pioggia fitta e acuta;
rapido gli altri borghi vi guadagna
e a suo modo col tuon pria li saluta.
Qui odor di terra e l’acqua che ristagna
per rispecchiare il ciel donde e caduta.
Burbero un nuvolon brontola ancora,
dal temporal quassú lasciato indietro:
patir non sa che scomodato il vento
l’abbia per cosí poco: al suo scontento
sol però si commove ad ora ad ora
tra le bacchette mal commesso un vetro.
II (gràcida)
Ora gli alberi folti del viale
riversano, se l’aura un po’ li mova,
a scosse, crepitanti, giú la piova
che hanno accolta testé dal temporale.
E il tufo arsiccio immollano, dal quale,
se è ver qual sembra, una famiglia nova
di girini qua e là saltanti scova
a cui fu l’acqua spirito vitale.
E saprà d’acqua il gracidío sonoro,
allor che divenuti raganelle,
nel silenzio, al pio lume de le stelle,
su questi rami canteranno a coro,
e le udrà grato nelle algenti sere,
tornando al borgo alpestre, il carrettiere.
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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