Nella raccolta di Mal giocondo non sono rappresentate soltanto le situazioni contrastanti di un amore difficile nei confronti della cugina Lina: compaiono anche temi ispirati a una polemica politica e sociale nei confronti dei costumi, delle abitudini, dei comportamenti collettivi che Pirandello aveva osservato nel suo primo soggiorno a Roma.
Introduzione
Il tema amoroso in Mal giocondo
Prima della partenza per la Germania Pirandello pubblicava la sua prima raccolta di poesie, Mal giocondo. Il titolo, che nell’arte retorica costituisce un ossimoro in quanto dispone l’una accanto all’altra due parole di significato evidentemente contrastante (male indica un evento negativo o doloroso; giocondo è un aggettivo che indica allegria), deriva da un verso di un importante artista italiano del Quattrocento: Angelo Poliziano. Il verso è inserito nell’opera più nota di Poliziano, Le Stanze, e si trova nel I canto. Esso recita: “Sì bel titolo d’Amore ha dato il mondo /a una cieca peste, a un mal giocondo”.
È Amore che dà nello stesso tempo dolore e gioia. In un componimento poetico intitolato Udite, l’amore di Pirandello per la cugina Lina vive nelle immagini di un cavaliere che capita in una selva incantata inseguendo “un fantasma innanzi a lui fuggente lusingatore” e la passione d’amore è simboleggiata da verdi serpentelli e da steli spinosi di strani fiori che si attorcigliano intorno alle gambe del giovane.
Il rapporto di odio-amore nei confronti della cugina si rivela in un altro componimento compreso in Mal giocondo, nel quale Lina appare nelle vesti di “Alcina fata crudel e diversa” che gli sorride da lontano. Alcina è una maga presente in una delle più importanti opere del Rinascimento italiano, il poema cavalleresco intitolato Orlando furioso, di cui è autore Ludovico Ariosto. Alcina nel poema ariostesco appare una donna bellissima, ma solo per virtù di magia, dal momento che quando la magia svanisce, Alcina appare vecchia e brutta. Inoltre, quando la maga si stancava dei suoi amanti, come l’antica Circe, li trasformava in sterpi, piante ed alberelli. Per questo Pirandello può concludere il suo componimento con questi versi:
Perché sì bella e pur sì trista sei,
dimmi, dolce amor mio, dimmi perché…
[…]
Vecchia sei tu, ma celami
essenza tua con vista giovanil,
come la vecchia Terra a primavera
le rughe cela coi fiori d’april.
Quando una notte di te avrò goduto,
un sterpo fammi, e non trarmi mai più.
Io ti dirò, co ‘l mio miglior saluto
“Come sei brutta, o bella Alcina, tu…”
Come si può rilevare, i versi sviluppano i contrasti: “bella” – “trista”, “vecchia” – “giovane”, “brutta” – “bella”.
Altre tematiche di Mal giocondo
Nella raccolta di Mal giocondo non sono rappresentate soltanto le situazioni contrastanti di un amore difficile nei confronti della cugina Lina: compaiono anche temi ispirati a una polemica politica e sociale nei confronti dei costumi, delle abitudini, dei comportamenti collettivi che Pirandello aveva osservato nel suo primo soggiorno a Roma. Soprattutto si rivelava la sfiducia del giovane Pirandello verso le classi dirigenti da lui ritenute del tutto incapaci di realizzare il sogno di Giuseppe Mazzini, uno dei profeti del Risorgimento italiano, cioè di un movimento politico e ideale che era stato alla base dell’unità d’Italia e aveva indicato nella città di Roma la capitale del nuovo regno (1870). A proposito della città di Roma, è utile richiamare l’attenzione su di un componimento poetico che si concentra sullo spettacolo della folla, spettacolo peculiare della letteratura moderna, e descritto da autori importanti come Edgar Allan Poe (per la città di Londra nell’Ottocento) o da Baudelaire (per la città di Parigi). Pure Pirandello descrive dunque lo spettacolo della folla nella città di Roma:
Ecco la folla. Chierici e beoni,
giovani e vecchi, femine ed ostieri,
soldati, rivenduglioli, accattoni,
voi nati d’ozio e di lascivia
[…]
bottegaj, vetturini, gazzettiei,
voi vagheggini, anzi stoffe ambulanti,
donne vendute da l’incedere franco
goffe nutrici, e voi dame eleganti,
quale strano spettacolo a lo stanto
di rimirar, non sazio, occhio offerite
così male accozzate in largo branco.
Oh viaggio curioso de le vite
sciocche d’innumerabili mortali!
Oh per le vie de le città spedite,
che retata di drammi originali!
In un passaggio testuale di una lettera autobiografica redatta per un giornale, precisamente a proposito della sua prima raccolta poetica, Pirandello aveva modo di svolgere alcune importanti osservazioni:
Il mio primo libro fu una raccolta di versi, Mal giocondo, pubblicata prima della mia partenza per la Germania. Lo noto, perché han voluto dire che il mio umorismo è provenuto dal mio soggiorno in Germania; e non è vero; in quella prima raccolta di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non sapevo neppure che cosa fosse l’umorismo.
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