Questo quattordicesimo gruppo di Novelle per un anno era già stato pubblicato, con lo stesso titolo, da Mondadori nel 1934. Comprende le seguenti otto novelle: «Berecche e la guerra», «Uno di più», «Soffio», «Un’idea», «Lucilla», «I piedi sull’erba», «Cinci», «Di sera, un geranio». |
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Soltanto la novella «Berecche e la guerra» era già stata pubblicata in altre raccolte, e cioè: in Erba del nostro orto, Studio Editoriale Lombardo, Milano, 1915, e in Berecche e la guerra, Facchi, Milano 1919.
Tutte e otto le novelle erano già apparse in giornali e riviste: «Berecche e la guerra» col titolo «Un’altra Vita», in Rassegna contemporanea, 25 settembre 1914; «Uno di più», in La lettura, febbraio 1931; «Soffio» in Pegaso, luglio 1931, «Lucilla», in Corriere della Sera, 26 giugno 1932; «Cinci», in La lettura, giugno 1932; «I piedi sull’erba», in Corriere della Sera, 20 aprile 1934; «Di sera, un geranio»; in Corriere della Sera, 6 maggio 1934; «Un’idea», in Corriere della Sera, 2 giugno 1934.
Dalla novella «Cinci» (insieme alle novelle La realtà del sogno e Nel gorgo) è stata tratta la commedia Non si sa come, in tre atti, rappresentata nel 1935.
NOTA DELL’AUTORE ALL’EDIZIONE DEL 1934
Raccolgo in questo XIV volume delle mie Novelle per un anno il racconto in otto capitoli Berecche e la guerra, scritto nei mesi che precedettero la nostra entrata nella guerra mondiale. Vi è rispecchiato il caso a cui assistetti, con maraviglia in principio e quasi con riso, poi con compassione, d’un uomo di studio educato, come tanti allora, alla tedesca, specialmente nelle discipline storiche e filologiche. La Germania, durante il lungo periodo dell’alleanza, era diventata per questi tali, non solo spiritualmente ma anche sentimentalmente, nell’intimità della loro vita, la patria ideale. Nella imminenza del nostro intervento contro di essa, promosso dalla parte più viva e sana del popolo italiano e poi seguito da tutta intera la Nazione, costoro si trovarono perciò come sperduti; e, costretti alla fine dalla forza stessa degli eventi a riaccogliere in sé la vera patria, patirono un dramma che mi parve, sotto quest’aspetto, degno d’essere rappresentato.
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