Introduzione alle poesie di Luigi Pirandello.
Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana.
Approfondimenti nel sito:
Elio Providenti – Alla ricerca di un poeta sconosciuto
Selene Gagliardi – Pirandello poeta: a Pirandello è stato fatto un grosso torto
Anna Maria Bonfiglio – Di Pirandello poeta
Tommaso Marciano – La crisi del poeta-vate in Pirandello
Leggi e ascolta. Voce di Giuseppe Tizza.
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
Ed è in particolar modo l’umorismo, quel sentimento del contrario che rappresenta forse l’aspetto più significativo ed importante della poetica pirandelliana, a gettare le proprie basi già in questi primi e giovanili versi. Lo stesso autore, più tardi, scriverà a questo proposito: “In quella prima raccolta di versi, più della metà sono del più schietto umorismo”.
Nel 1891 esce Pasqua di Gea, raccolta di poesie composte durante un soggiorno in Germania. Come lo stesso titolo recita, Pirandello vuole cantare non tanto la Pasqua religiosa e cristiana, quanto l’epifania della Terra, dell’antica e divina madre Gea per cui la natura si risveglia e risorge in primavera. Celando così, dietro al mito di Amore e primavera uniti in un impeto di rinascita, una sottile quanto colorita vena polemica, intrisa di anticonformismo.
Più vicina all’ispirazione di Pascoli si presenta invece la raccolta La zampogna, nella quale tuttavia appaiono, seppur calati in un’atmosfera agreste, i ricordi d’infanzia, della casa in cui nacque e della contrada agrigentina significativamente chiamata Caos.
Nel 1912 esce Fuori di chiave, vero e proprio modello a cui si ispirerà il Pirandello di Uno, nessuno e centomila, forse il suo romanzo più celebre, e certamente il suo testamento poetico più sentito. Nuovamente, come in molte altre opere dell’autore, è il titolo a suggerire il significato più importante: basti pensare al linguaggio musicale nascosto in Fuori di chiave, quasi a rappresentare qualcosa di contraddittorio e altalenante. Proprio come la vita, intesa da Pirandello come un concerto che culmina in un insieme di note dissonanti, fatto di stridori privi di qualsiasi armonia.
Eppure, pensando proprio alla musica, viene in mente ciò che affermava Wolfgang Amadeus Mozart: “la vera musica è tra le note”. Ed è così che, alla luce di ciò, queste poesie a prima vista malinconiche, a tratti oscure, disincantate e prive di speranza, se osservate più attentamente, tra le righe appunto, ci appaiono invece come testimonianza di un profondo attaccamento alla vita, alle proprie radici, ai sentimenti e soprattutto all’uomo, con tutte le sue maschere e le sue contraddizioni.
Da Il Biblionauta
29 marzo 2006
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