Biagio Lauritano: Pirandello e il magma incandescente

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Di Biagio Lauritano

… Ecco che allora, nelle rappresentazioni teatrali, viene abolita la quarta parete e la scena invade lo spazio del pubblico non riuscendosi più a distinguere tra ruolo degli attori e quello del pubblico, tra verità della scena e convinzioni personali, tra realtà e finzione.

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Pirandello e il magma incandescente
Sei personaggi in cerca d’autore, Compagnia Pitoëff, Parigi, 1937

Pirandello e il magma incandescente

Per gentile concessione dell’Autore.

Pirandello parla di magma incandescente, ma cosa significa? A mio avviso il magna incandescente è la percezione della realtà in tutte le sue sfaccettature la quale avviene a livello inconscio oppure, detto diversamente, a livello parzialmente cosciente. L’oscillazione tra la forma e la vita conduce l’uomo a questo tipo atteggiamento nel quale troviamo mescolate realtà e finzione.

In altre parole l’uomo non riuscendo a dare atto delle sue vere aspirazioni, dei suoi veri desideri perché imprigionato nel “dogma della forma”, deve ricercare “l’essenza sublimata” delle sue pulsioni interiori che poi dissimula attraverso l’umorismo. È come se, arrivato ad un certo punto della propria vita, l’uomo litigasse violentemente con se stesso cercando di strapparsi quel barlume di autentica coscienza che ancora possiede.

Nella società di massa caratterizzata dall’alienazione ciò può avvenire solamente attraverso la lettura delle opere di Pirandello che conduce il lettore all’introspezione; diciamo che la sua parte inconscia si allinea con la psiche dei personaggi pirandelliani che non sono mai personaggi a tutto tondo, ma che il lettore comprende un po’ alla volta interagendo con essi e mettendo a nudo così la verità sulla società ovvero la tendenza all’autoinganno.

Non è un caso quindi che il lettore, allora disilluso, entri in urto con se stesso provocando quel contrasto catartico interiore che lo rende cosciente, seppur per brevi attimi, del magna incandescente. Ecco che allora, nelle rappresentazioni teatrali, viene abolita la quarta parete e la scena invade lo spazio del pubblico non riuscendosi più a distinguere tra ruolo degli attori e quello del pubblico, tra verità della scena e convinzioni personali, tra realtà e finzione.

In tal senso sia gli attori che gli spettatori fanno i conti con le loro pulsioni interiori dichiarando a se stessi la finzione di ognuno di loro, radicata in una società come la nostra, e, allo stesso tempo, le proprie nascoste aspirazioni che non vengono mai realizzate, perché essendo spesso in contrasto le une con le altre, sia quelle del singolo sia quelle di tutti, ci sarebbe il caos e la civiltà perirebbe. Quindi, per evitare un destino tragico, attraverso dette aspirazioni l’uomo perviene alla coscienza dell’umorismo e che perciò la realtà in sé è inconoscibile.

Biagio Lauritano

Ricevuto via mail il 29 dicembre 2024

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