Di Biagio Lauritano.
… Noi, come i personaggi pirandelliani, viviamo persi nella solitudine in attesa che qualcosa accada al di fuori della nostra sfera emotiva, ma che non accadrà mai poiché esso, configurandosi per noi come azione futura, finirebbe per rendere ancora più insensate le nostre azioni…
Pirandello e il futuro
Per gentile concessione dell’Autore.
In Pirandello il contrasto tra la vita e la forma evidenzia in modo ossessivo la frustrazione dei personaggi delle sue opere spesso con conseguente perdita di credibilità di questi ultimi. Ragion per cui tutta la poetica pirandelliana tende a sfuggire a una visione onnicomprensiva perseguita dal lettore che a sua volta rivive a livello introspettivo il malessere dei personaggi pirandelliani. Ecco perché a mio avviso il pensiero di Pirandello può essere considerato una sorta di “pensiero laterale” ovvero esso consiste nell’evidenziare sicuramente l’autobiografismo dell’autore quando questi dissimula, attraverso le azioni dei personaggi delle sue opere, l’incapacità di porre un freno a quel magna incandescente che è la vita che non potrà perciò mai essere contestualizzata in modo esaustivo.
In altre parole noi, come i personaggi pirandelliani, viviamo persi nella solitudine in attesa che qualcosa accada al di fuori della nostra sfera emotiva, ma che non accadrà mai poiché esso, configurandosi per noi come azione futura, finirebbe per rendere ancora più insensate le nostre azioni visto che verrebbe meno la nostra capacità di conoscere a livello razionale e quest’ultima cosa costituirebbe un paradosso poiché, in tal caso, vita e forma coinciderebbero.
Ciò a sua volta invaliderebbe la premessa della poetica pirandelliana ovvero la scissione dell’io in più entità fasulle perché assuefatte al contesto sociale e storico di riferimento: sarebbe vano quindi avere dubbi su noi stessi quanto sulla realtà che ci circonda perché la certezza del vivere sarebbe determinata dal ripetersi frenetico delle nostre azioni come innati bisogni di coincidere e quindi valorizzare il Tutto. Per evitare di apparire incomprensibile concludo: in altre parole tutti noi comunicheremmo in modo esaustivo, ci comprenderemmo l’un l’altro e quindi noi tutti in modo da avere informazioni chiare sul Tutto e ciò, a mio avviso, segnerebbe la fine di ogni nostro bisogno, di ogni nostra pulsione più intima conducendoci alla “morte cosmica”, ad un radicale pessimismo sulla possibilità di scegliere il nostro futuro.
A mio avviso, ecco che, per uscire da questo labirinto caotico di idee fuorvianti, ancora una volta bisogna chiamare in causa la funzione dell’umorismo pirandelliano la quale ci permette di comunicare in modo da salvaguardare la nostra personalità permettendoci però di aprirci gli uni con gli altri in nome della riflessione, sempre gravida dei nostri sentimenti.
Biagio Lauritano
Ricevuto via mail il 29 dicembre 2023
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