1935 – Non si sa come – Dramma in tre atti

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«Non si sa come», scandaglia una delle più brucianti contraddizioni della nostra esistenza: la distanza tra volontà e destino, tra ciò che scegliamo e ciò che non possiamo invece controllare. La vita si presenta a chiedere il conto, improvvisa come l’arrivo di un terremoto e la sua forza prorompente scardina ogni possibilità di inquadramento formale

FONTE Novelle «Nel gorgo» (1913) – «Cinci» (1932) – «La realtà del sogno» (1914)
STESURA ?
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 13 dicembre 1935 – Roma, Teatro Argentina, Compagnia Ruggero Ruggeri (fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Praga il 19 dicembre 1934 con traduzione cèca di Venceslao Jiřina.

Approfondimenti nel sito:
Sezione Tematiche – Beatrice Alfonzetti – Oltre: “Non si sa come”. Analisi dell’opera teatrale
Sezione Novelle – Nel gorgo
Sezione Novelle – Cinci
Sezione Novelle – La realtà del sogno
Sezione Video – Non si sa come. 1978. Arnaldo Ninchi, Valeria Ciangottini.
Sezione Video – Non si sa come. 2004. Roberto Trifirò
Link esterni:
Dicoseunpo.it –
Introduzione e trama

Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

««« Elenco delle opere in versione integrale
««« Introduzione al Teatro di Pirandello

 

 

Non si sa come
Teatro Argentina di Roma, Non si sa come, 1935. Immagine dal web.

Premessa

        Nell’anno in cui è insignito del Premio Nobel per la Letteratura, Pirandello scrive questo dramma che affronta il tema del rapporto tra coscienza e realtà quotidiana, tra i dettati della ragione e gli impulsi dell’istinto, seguendo il quale si compiono azioni senza saperne il perché, senza avere gli strumenti per giudicarle e pertanto relegate nel mondo dell’irrealtà.

        Il dramma fu composto nel ’34 e riprende il tema delle novelle Nel gorgo (1913), Cinci (1932), La realtà del sogno (1914); fu rappresentato per la prima volta a Roma nel ’35, con l’interpretazione di Ruggero Ruggeri al Teatro Argentina.

        L’azione si svolge in un ambiente raffinato e lussuoso: il conte Romeo Daddi, pur innamoratissimo della moglie, improvvisamente in un attimo si è trovato a tradirla con un’amica di famiglia, Ginevra, moglie del suo più caro amico. Si trova ora circondato da un insieme di macerie: sono stati travolti la sua volontà, il suo amore per la moglie, la sua lealtà verso l’amico. Dove sono finiti questi princìpi e questi sentimenti? Da dove è sorto l’impulso irrefrenabile quanto improvviso della passione accecante? Queste domande angosciose assediano Romeo Daddi, che da questo «delitto innocente», è por­tato a ricordarne un altro che commise da ragazzo, uccidendo un suo coetaneo. Riaffiora con una sconcertante precisione di particolari l’antico delitto; ma il problema per Romeo Daddi non è tanto il rimorso quanto l’investigazione torturante della ricerca della responsabilità. Chi ha compiuto quelle azioni, se non è stato certo lui a volerle? La scissione dell’io, entità non certo unitaria e monolitica, ritorna in questo dramma molto serrato e convincente nelle stravolte ma lucidissime argomentazioni del protagonista. La parte ani­male dell’uomo, l’istinto vive una sua vita profonda assolutamente non ricon­ducibile alla ragione, alle convenzioni, alle regole della società. Ma per Pirandello non si può certo rimanere nell’abisso; la riemersione porta con sé il pesante fardello della responsabilità che l’uomo contemporaneo non può certo eludere. A proposito dì questo dramma Pirandello così si esprimeva in un’intervista a M. Missiroli: «…nel mondo morale la coscienza si risveglia come un giudice severissimo e intransigente nell’animo di chi ha infranto la legge. Il delitto appartiene alla natura, ma il momento veramente drammatico è quello della giustizia, ed è tanto più drammatico quanto più il tribunale è invisibile cioè nella coscienza…»..

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Atto Secondo
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