Di Luigi De Filippo.
Pirandello trovò nei due fratelli una recitazione moderna, appassionata, di un umorismo che divertiva certamente ma, che faceva anche riflettere, una comicità che lasciava l’amaro in bocca.
Il gioco dell’essere e dell’apparire nell’incontro
di Luigi Pirandello con i Fratelli De Filippo
Storia di una bella amicizia fra un Premio Nobel (Pirandello),
un Senatore (Eduardo) e un geniale Scugnizzo (Peppino).
A far incontrare Luigi Pirandello coi fratelli De Filippo ci pensò il critico teatrale de “Il Mattino” di Napoli, il giornalista Achille Vesce.
Pirandello (siamo nel 1934) era curioso di conoscere quei famosi fratelli De Filippo dei quali il pubblico italiano parlava con grande ammirazione. Dotati di un grande talento scenico, di una grande forza comunicativa e di un linguaggio fatto apposta per il Teatro, qual è la lingua napoletana, i fratelli De Filippo in pochi anni erano diventati i beniamini del pubblico.
Pirandello si recò ad applaudirli al Teatro Sannazaro di Napoli e ne restò entusiasta. Trovò in essi una recitazione moderna, appassionata, di un umorismo che divertiva certamente ma, che faceva anche riflettere, una comicità che lasciava l’amaro in bocca.
Eduardo e Peppino ammiravano il Maestro, erano in soggezione davanti a lui ma, fu proprio Pirandello a proporre loro di interpretare “Liolà” in versione napoletana, aggiungendo che poteva essere fatta da Peppino come protagonista della commedia assieme al fratello Eduardo.
Così fecero e fu un trionfo.
La commedia andò in scena il 21 maggio 1935 a Milano al Teatro Odeon. Peppino ed Eduardo furono applauditissimi. Alcuni spettatori riconobbero Pirandello che era in sala e lo sollevarono di peso con entusiasmo e portarono in palcoscenico a dividere gli applausi con i due De Filippo.
La critica più autorevole scrisse: “La commedia in questa edizione napoletana ci è apparsa ancora più bella di quando la sentimmo recitata sette anni or sono da altra Compagnia. Bisogna perciò essere grati ai fratelli De Filippo di avercela riproposta in un’edizione ammirevole sotto tutti i punti di vista”.
Nell’Ottobre del 1935, poi, la commedia fu recitata a Napoli al Teatro Politeama anche lì fu un successo memorabile. Ecco cosa scrisse il critico Achille Vesce su “Il Mattino”: “Di “Liolà” la Compagnia De Filippo ha offerto ieri sera al pubblico una edizione incantevole. Questo spettacolo è una tappa significativa del cammino dei De Filippo. Peppino ed Eduardo hanno offerto una interpretazione che fa onore a questi nostri mirabili attori”.
Dopo tanto successo, la collaborazione dei De Filippo con il Maestro Pirandello, continuò felicemente. Sempre su suggerimento di Pirandello misero in scena “Il berretto a sonagli” e fu un altro grande trionfo.
La “prima” ci fu al Teatro Fiorentini di Napoli il 14 Febbraio del 1936. Eduardo, Peppino e Titina furono travolti dagli applausi di un pubblico entusiasta.
Pirandello si felicitò coi tre fratelli e commentò: “Con gli attori italiani che interpretano le mie opere, ho sempre tanta difficoltà a far intendere il valore delle “pause” che io segno nel testo. Loro, in genere, si rifiutano di tenerne conto. Voi, invece, le avete fatte queste benedette “pause”, come la cosa più naturale di questo mondo. Questo mi conferma che sono davvero necessarie e che io non sono un rompiscatole quando pretendo che vengano rispettate”.
E il giudizio della critica fu: “… Eduardo ieri sera è stato nobilmente e modernamente un grande attore. E Peppino e Titina non gli sono stati da meno dividendo con lui gli applausi di un pubblico entusiasta.”.
E ancora, si racconta che Pirandello era in platea alla “prima” di Milano ed era talmente entusiasta dell’interpretazione dei De Filippo che, quando una persona sua conoscente seduta in platea accanto a lui, gli fece notare un po’ scandalizzata:” Ma queste battute che dice Peppino non sono nel testo!”, (effettivamente Peppino quella sera improvvisò in scena qualche battuta che gli suggeriva il personaggio del commissario Spanò), Pirandello rispose: “Non importa. Come lo dice Peppino è più bello”. Un bel complimento per un giovane attore di appena 33 anni, quanti ne aveva allora Peppino, da parte di un Pirandello Maestro di Teatro, Premio Nobel e Accademico d’Italia!
“Il berretto a sonagli” interpretato da Eduardo e da Peppino De Filippo, è stato anche motivo e pretesto di manifesta ostilità da parte del pubblico verso l’occupazione nazi-fascista di Roma nel 1943.
I fratelli De Filippo recitavano questa commedia al Teatro Eliseo, appunto in quel tragico periodo nel quale la popolazione romana mal sopportava l’oppressione nazista.
E quando Eduardo recitava in scena, nel finale della commedia, la battuta “Voi non sapete cosa vuol dire non poter parlare, non poter sputare in faccia a tutti la verità. Voi signora, potete farlo, toglietevi questo peso dalla coscienza. Gridate in faccia a tutto il Paese quello che avete nel cuore! Sfogatevi!”, il pubblico in platea scattava in un applauso liberatorio, chiaramente rivolto agli odiati nazisti che occupavano Roma con spietata crudeltà.
La collaborazione con Pirandello seguitò ancora con una novella dello stesso che, Eduardo, volle fortemente portare sulla scena.
La commedia venne scritta in collaborazione. Eduardo e Peppino si recavano al pomeriggio a casa di Pirandello che abitava a Roma, in una traversa di Via Nomentana. Un piccolo appartamento arredato francescanamente. Lì, Pirandello dettava il testo, Eduardo lo traduceva in lingua napoletana e Peppino scriveva.
Così, nacque la commedia “L’abito nuovo”.
Andò in scena a Milano il 1° aprile 1937 al Teatro Manzoni. Ma il pubblico non rimase convinto, anzi, fu quasi deluso. Eppure, quando Pirandello propose ai due fratelli quella collaborazione, a Eduardo e Peppino sembrò di toccare il cielo con un dito. Erano incerti se accettare. Ma Pirandello li convinse. Disse loro: “Perché no? Questo lavoro facciamolo insieme. Se io scrivo la commedia in italiano, lei, caro Eduardo, la dovrà tradurre. Se invece i dialoghi li scriviamo assieme, il personaggio centrale parlerà con le sue parole e allora sarà più vivo, più reale!”.
Ma la commedia non convinse il pubblico e i De Filippo la misero da parte.
A proposito dell’amicizia di Pirandello coi De Filippo, Eduardo tardava a mettere in scena “L’abito nuovo” (forse perché era perplesso sul risultato) e allora Pirandello che era in partenza per Hollywood, dove Greta Garbo sarebbe stata interprete della sua commedia “Come tu mi vuoi”, chiese ad Eduardo: “Quando la metterete in scena?” – “Forse l’anno prossimo” – rispose Eduardo. E Pirandello replicò: “Non tardate troppo. Perché voi avete tempo davanti. Io no!”.
E Pirandello, purtroppo, morì pochi mesi dopo.
Con gli anni, questa ammirazione e questo amore per il teatro di Pirandello, sono stati trasmessi anche a me. E così, mi sono cimentato con successo con le opere di Pirandello e in particolare, con una riuscitissima interpretazione dell’atto unico “Amicissimi” da me recitato in teatro e in televisione e poi nella Settimana Pirandelliana di Agrigento con la regia di Andrea Camilleri nel 1974.
Ed ora mi preparo con impegno ed emozione ad essere il protagonista ed il regista di una edizione de “Il berretto a sonagli” nella versione napoletana di mio zio Eduardo, nel 2014, al Teatro Parioli di Roma.
Luigi De Filippo
2014
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