1928 – La nuova colonia – Mito con Prologo e tre atti

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Quando l’uomo si dimentica della sua natura, anche i propositi più buoni si tramutano in violenza e abisso di morte per imporre quell’ordine buono di cui l’uomo da solo non è capace. È qui incarnata quell’utopia sociale dimentica che il male non viene dal di fuori, dalla società, ma dal di dentro, cioè dal cuore dell’uomo. 

FONTE Trama nel romanzo Suo marito (1911)
STESURA maggio 1926 – giugno 1928
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 24 marzo 1928 – Roma, Teatro Argentina, Compagnia Pirandello (interpreti Marta Abba e Lamberto Picasso).

Approfondimenti nel sito
Sezione Tematiche – Giovanni Fighera – Così l’utopia del mondo perfetto muore nella violenza
Sezione Tematiche – Franco Sepe – Luigi Pirandello: dalla maschera denudata al mito
Sezione Video – Pirandello dirige prove de “La Nuova Colonia”, 1928

Premessa
Personaggi, Prologo
Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

««« Elenco delle opere in versione integrale
««« Introduzione al Teatro di Pirandello

La nuova Colonia
La nuova Colonia. Pirandello dirige Marta Abba e Lamberto Picasso, 1928. Immagine dal Web.

Premessa

        Il mito in tre atti fu rappresentato per la prima volta, con protagonista Marta Abba, al Teatro Argentina di Roma nel marzo del ’28. La trama figurava già come testo teatrale di Silvia Roncella, la scrittrice protagonista del romanzo Suo marito, pubblicato da Pirandello nel 1911.

        Un gruppo di diseredati, relitti della società, decide di lasciare la città per fondare, su un’isola vulcanica disabitata, una comunità più libera e più giusta senza costrizioni né privilegi.

        Alla guida di questa miserevole accolita di derelitti sì pone Currao, al cui fianco è La Spera, una prostituta redenta dalla maternità.

        L’esperimento, che pur in un apparente successo iniziale contiene smagliature e tensioni, si sfalda completamente quando sull’isola, sospinto dal desiderio di novità e sicuro di potervi immettere i germi dell’egoismo e della brama dell’avere, sbarca Padron Nodo con denaro e donne. Il ruolo di La Spera a questo punto scade di nuovo a quello di una prostituta che tutti possono avere, mentre Currao, il capo dell’ordine alternativo, allettato dal matrimonio con Mita, la figlia di Padron Nodo, soggiace alla vecchia logica. Il pessimismo politico-sociale sembra non lasciare spiragli; una rivolta, sia pure animata da purezza e da desiderio di giustizia, è fatalmente votata allo scacco. Il reticolato di interessi e di egoismi attanaglierà qualsiasi tentativo, spuntandone le armi non con lo scontro diretto, ma con la strisciante corru­zione.

        Currao e Mita, per essere una coppia perfetta, hanno bisogno di un figlio; un erede già bello e pronto è il figlio illegittimo che Currao ha avuto da La Spera; basterà prenderlo e inserirlo nella legittimità del matrimonio. La Spera non lo permette; è disposta a proteggere questo legame fino al limite estremo del sacrificio. Le forze della natura sono con lei e si ribellano a que­sto sacrilegio, scatenandosi in un terremoto che ringoia l’isola, lasciando viva solo La Spera con il figlio. Il vincolo della maternità è sacro, di una sa­cralità inattaccabile e indistruttibile perché dettata direttamente dalla natura.

1928 – La nuova colonia – Mito con Prologo e tre atti
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Atto Primo
Atto Secondo
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