Di Pietro Seddio.
Rosolina Pirandello, detta Lina nasce a Girgenti il 16 ottobre 1865, primogenita di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto. Il nome le viene imposto dai genitori in memoria dell’eroe e martire della Rivoluzione siciliana Rosolino Pio. Come già riferito, fu sorella prediletta ed ammirata per le sue doti d’artista dal fratello Luigi, minore di lei di due anni.

La famiglia di Luigi Pirandello
Col consenso dell’autore
Capitolo 6
Rosolina Pirandello (1865-1956)
Rileggendo la vita del Maestro emerge in modo chiaro netto che gran parte della sua gioventù fu vissuta con la presenza della sorella primogenita Rosolina Pirandello che, adulta, dopo aver vissuto, anche lei, una serie di emozioni non sempre positive, è diventata una apprezzata pittrice.
Rosolina Pirandello, detta Lina nasce a Girgenti il 16 ottobre 1865, primogenita di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto. Il nome le viene imposto dai genitori in memoria dell’eroe e martire della Rivoluzione siciliana Rosolino Pio. Come già riferito, fu sorella prediletta ed ammirata per le sue doti d’artista dal fratello Luigi, minore di lei di due anni.

Si dedicò con passione fin da giovinetta allo studio del pianoforte e della pittura. I genitori, le fecero impartire lezioni private in casa da buoni maestri quali il musicista Viviani e il pittore giurgintano Gaetano Castrogiovanni. Ma non le fu concesso di raggiungere Roma per perfezionare la sua preparazione.
Nel 1887 andò sposa a Calogero De Castro, ingegnere delle Miniere del Regno d’Italia, e lo seguì nelle varie residenze di destinazione: Iglesias in Sardegna (1887-91), Caltanissetta dove nel 1891 nacque la prima figlia Linuccia, Carrara dove nel 1895 nacque la seconda figlia Giuseppina, Roma e poi a Torino dal 1897 al 1903 per ritornare ancora a Carrara fino al 1909.
Per 10 anni, fino al 1919, l’intera famiglia risiederà a Firenze e sarà questo il periodo più amato delle giovani figlie che compiono gli studi superiori.
Dal 1919 la sede definitiva sarà Roma dove Calogero finirà di vivere nel 1931.
Dal 1917 però Lina e famiglia trascorreranno anche lunghi periodi a Viareggio nel villino liberty davanti alla pineta, fatto costruire da Calogero. Qui Lina dipingerà dei suoi quadri più belli, ed anche il Maestro, spesso ospite della sorella in questo particolare periodo, si dedicherà alla pittura.
La pittrice continuò a dipingere per lungo tempo fino a quando glielo consentirono gli occhi.
Negli ultimi anni della sua vita perse la vista per una grave forma di diabete. Fu assistita amorevolmente dalle figlie fino alla sua morte, avvenuta a Roma nel 1956 all’età i 91 anni.
Per molti anni quindi i due si trovarono sempre d’accordo, ma soprattutto Luigi trovò nella sorella un punto di riferimento, di approccio, considerato che già, quasi da giovanotto, iniziarono per lui i problemi esistenziali a cominciare dall’innamoramento.
Quello dell’amore è stato sempre considerato un enorme problema e sia ad Agrigento, prima, poi a Bonn dopo, ed ancora a Roma, il rapporto con l’altro sesso non è mai stato cristallino, ma sempre confuso, contrastante, spesso negativo e questo perché si può dire che non fu mai padrone della sua volontà sempre soggiogata dalla presenza del padre Stefano capace, per il suo duro carattere, di incutere timore e quindi indirizzare il percorso dei figli che certo trovarono nella madre Caterina il giusto conforto, tanto da sentirsi sempre distaccati dal padre.
Stessa sorte ebbe Antonietta Portulano nei confronti del padre despota, gelosa, colpevole della morte della giovane moglie e madre della ragazza poi sposa di Luigi Pirandello.
L’amore fu fonte delle sofferenze feroci generate dalla convivenza con la follia, nel legame con Antonietta Portulano; fu sublimazione della bellezza e intrusione della letteratura nella vita, nella relazione con Marta Abba, anch’essa attraversata più dal dolore che da flebili squarci di gioia, comunque illusori.
Sono diciannove le lettere che un giovane Luigi Pirandello (1867-1936) scrisse a Jenny Schulz Lander (1870-1938), diciannove lettere vibranti di sentimento e di tenerezza per un amore giovanile così reso immortale, insieme a un piccolo libro di poesie del quale il poco più che ventenne Luigi fece dono alla ragazza renana. L’aveva conosciuta in Germania, a Bonn, il 10 gennaio 1890 dove Pirandello frequentava l’università. Era stato un colpo di fulmine, visto che fin da subito l’aveva notata per la sua singolare bellezza e poco dopo aveva iniziato a dedicarle componimenti poetici, eleggendola di fatto a propria musa e continuando a ispirarsi a lei persino dopo che la relazione, durata circa due anni, era finita.
Appare del tutto evidente che questo sentimento in Pirandello non trova accoglienza facile né comprensione perché per moltissimo tempo, è stato diviso dalla realtà che lo teneva imbrigliato e una visione che voleva soddisfarlo. Ma le soddisfazioni d’amore alla fine non risultarono felici e soddisfacenti e questo lo si evince leggendo le lunghe lettere che il Maestro ha scritto alla sorella.
E vogliamo riportare una di queste lettere scritte poco prima di partire per Roma nel 1886:
“La meditazione è l’abisso nero, popolato di foschi fantasmi, custodito dallo sconforto disperato. Un raggio di luce non vi penetra mai, e il desiderio di averlo ti sprofonda sempre più nelle tenebre dense… È una sete inestinguibile, un furore ostinato, ma il nero t’abbevera, la immensità silenziosa t’agghiaccia. Noi siamo come i poveri ragni, che per vivere han bisogno d’intessersi in un cantuccio la loro tela sottile, noi siamo come le povere lumache che per vivere han bisogno di portare a dosso il loro guscio fragile, o come i poveri molluschi che vogliono tutti la loro conchiglia in fondo al mare. Siamo ragni, lumache e molluschi di una razza più nobile – passi pure – non vorremmo una ragnatela, un guscio, una conchiglia – passi pure – ma un piccolo mondo sì, e per vivere in esso e per vivere di esso. Un ideale, un sentimento, una abitudine, una occupazione – ecco il piccolo mondo – ecco il guscio di questo lumacone o uomo – come lo chiamano. Senza questo è impossibile la vita. Quando tu riesci a non avere più un ideale, perché osservando la vita sembra un’enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l’abitudine, che non trovi, e l’occupazione, che sdegni – quando tu, in una parola vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore – allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così. La grandezza, la gloria, non stimolano più l’anima mia. Vale forse logorarsi il cervello e lo spirito, per essere rammentato e apprezzato dagli uomini? Sciocchezze! Io scrivo e studio per dimenticare me stesso – per distormi dalla disperazione… – Non credere per tanto che la mancanza d’ogni illusione e d’ogni speranza mi perda. Un concetto positivo e scientifico della vita, mi fa vivere come tutti gli altri vermi”.
Il corso della vita poi ha finito per indirizzarli in luoghi diversi e seppur entrambi sono rimasti coerenti, quasi sempre in contatto, le loro posizioni spesso divennero quasi divergenti avendo già analizzato a fondo il carattere di Luigi Pirandello. Questa così importante sorella fu testimone della tragedia familiare che venne a colpire il fratello causa la malattia della di lui moglie che stravolse la pace familiare e comunque ebbe modo di accogliere la nipote accusata dalla madre ormai senza senno di avere rapporti sessuali con il padre. Ebbe modo di sposarsi e di condurre una vita relativamente tranquilla dedicandosi soprattutto alla pittura e per questo lasciando delle opere interessanti ed eccelse.
Fu anche testimone della vita dissoluta del padre Stefano ed anche lei conobbe le tante verità nascoste, come ad esempio i tradimenti continui che la povera Caterina subiva in completo silenzio e discernimento sapendo del carattere iroso e malandrino di quello che aveva sposato forse per amore, anche se ora aveva dei seri dubbi, gli stessi che avrebbe avuto il celebre figlio nei confronti della moglie pazza. Per questo quando Luigi immaginerà di rivedere la madre già morta, riuscirà ad aprire il suo cuore come non aveva mai fatto, sapendo che quella occasione non si sarebbe mai più presentata.
Pietro Seddio
INDICE
La famiglia di Luigi Pirandello: Nota introduttiva
Capitolo 1: Caterina Ricci Gramitto
Capitolo 2: Stefano Pirandello
Capitolo 3: Maria Stella
Capitolo 4: Calogero Portolano
Capitolo 5: Antonietta Portulano
Capitolo 6: Rosolina Pirandello
Capitolo 7: Stefano Pirandello
Capitolo 8: Fausto Pirandello
Capitolo 9: Lietta Pirandello
Capitolo 10: Il problema dell’eredità con i figli
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