10.02. La caccia di Domiziano

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La caccia di Domiziano

10.02. La caccia di Domiziano

Riprodotta con varianti, dal volume Mal giocondo (Allegre III).

Approfondimenti nel sito:
Sezione Tematiche – Raffaella Di Maria – La caccia di Domiziano: Pirandello tra antico e moderno

– «T’abbia in grazia Minerva, Imperatore.
La caccia come va?» – Goccia il sudore
pe ‘l divin fronte. Con l’estivo ardore
le mosche ricominciano abondare.

Calvo, le gambe povere, ed acceso
in volto, il divo Imperatore, inteso
alla caccia, piú mosche all’ago ha preso,
e pago esclama: – «Questo è un bel cacciare!

Scocca, stiletto, e infilza quel moscone
discepolo di Paride istrione;
questo che ronza, Acilio Glabrione,
e quello è Orfito: vieta lor l’andare.

O perché vai sí alto, Ceriale,
bel moscone proconsole? Lo strale
mio va piú ratto che non le tue ale,
e ti coglie nel ventre consolare.

Pe ‘l natal celebrato, o Coccejano,
devoto calabron, questo sovrano
pegno ti porge Ottone per mia mano:
meglio era il funeral tuo celebrare.

Tu con le lance, Sallustio Lucullo,
con queste frecce invece io mi trastullo;
giudica tu, se or io ti colgo a frullo,
a quali s’abbia il maggior vanto a dare.

O mosche nere che svolate in festa,
questo sole divin che mi molesta,
ebre di luce, vi farà la testa
sul mio marmo fengite esercitare». –

Dice, e su i lunghi labri un tristo riso
torcesi in una smorfia. – «S’io m’avviso,
per uno ch’io mi sia, molti avrò ucciso,
pria ch’abbia effetto il vostro congiurare.» –

E nell’occhio di bue, freddo e severo,
vaga torvo fra tanto un gran pensiero:
nello stile infilzar tutto l’impero,
il moscon matto che un’aquila pare.

O calvo imperator Domiziano,
nepote vostro anch’io, sebben lontano,
infilzo nell’aguzzo stil che ho in mano
ogni insetto che vienmi a molestare.

Ma nell’accidia, nel tedio mortale
di far bene e finanche di far male,
la mia vita vorrei, mosca senz’ale,
anch’essa nello stil freddo infilzare.


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