Di Pietro Seddio.
In questa autobiografia immaginaria è lo stesso luigi Pirandello a raccontarsi in prima persona. Un’analisi dettagliata della vita del Maestro che dal suo Caos, dove è nato, ha condotto una vita davvero complessa e quanto mai tortuosa, segnata da un destino che lui ha sempre rifiutato e che nello stesso ha accettato.
Io sono figlio e uomo del Caos
PROEMIO
Certo è quanto mai realistico pensare che non tutto va sempre come si desidera in quanto gli eventi che si susseguono con velocità inaudita, in particolare, spesso servono a cambiare anche la verità su taluni di questi eventi specialmente se accaduti tanti anni addietro e poi non è da sottovalutare la mancanza del protagonista, come io penso di essere, in quanto da tanto tempo, molto tempo in verità, mi sono allontanato ma questo non mi ha evitato di essere presente. Si dirà una presenza particolare, e possiamo dire da “fantasma” e proprio questo termine, da sempre, mi è stato familiare.
L’aver quindi seguito, esultato, letto, quanto ha costituito oggetto di analisi, più o meno rispondenti alla verità, mi ha provocato un certo turbamento, quello stesso che tanti anni addietro io provavo tutte le volte che alcuni sconosciuti mi pressavano perché ascoltassi le loro storie, ma io ero sordo e spesso tenevo la porta chiusa per evitare non solo di vederli, ma di ascoltarli.
Penso, ancora oggi, (anzi ne sono più che convinto) che il destino, tutto sommato, non sia stata prodigo con me seppur, ad onor del vero, ho avuto una vita con soddisfazioni, ma a quale prezzo.
Non posso non affermare che una parte di me è rimasta alquanto soddisfatta per come si sono svolti gli eventi che, per anni, mi hanno visto protagonista confessando che in principio ho avuto paura per poi abituarmi a quello che riuscivo a raccogliere e se è vero che non ci sono rose senza spine, ebbene io ho avuto le une e tante, tante… spine
Or bene debbo a questo punto far conoscere perché ho deciso di farmi sentire, pur rimanendo lontano in quanto dove mi trovo non è consentito tornare se non in casi speciali, assai sporadici e dopo tanto, ma tanto tempo. Tutti i condannati a pene severissime perdono la speranza di tornare e comunque qualche volta si verifica che qualcuno riceva una licenza premio, assai breve, ed è quella l’occasione perché si ritorni nei luoghi di appartenenza seppur si è consapevoli che moltissime cose sono cambiate, che tanti conoscenti, a cominciare dai parenti più stretti, non ci sono più ed allora si rischia di trovarsi presente in quei luoghi ormai diversi tanto da sentirsi un perfetto sconosciuto, talmente intruso, da considerarsi addirittura fantasma.
Non so per quale prerogativa mi è stata concessa questa possibilità ed io ne ho approfittato soprattutto perché da tanto tempo ho dovuto mitigare i miei nervi pronti ad esplodere. Sarà stato questo il motivo per cui mi è stata concessa un po’ di libertà? Molto probabilmente e comunque non voglio conoscerne la ragione, mi vale sapere che ora ho lasciato quel posto, dove tornerò senz’altro, perché ho in mente di chiarire alcune cose, spolverare talune convinzioni che sono state tramandate seppur chi le ha messe in giro penso non li abbia usate artatamente.
Ma nel contempo non posso tacere che un certo numero di persone (definite scrittori, critici, analisti, storici, filosofi, teologi, teatranti, ecc.) ha usato il mio nome, le mie opere non tanto per farmi un favore, ma per trovare un personale beneficio. Certo interpretare un pensiero non obbliga a convenirne, anzi spesso lo stesso pensiero, importante per quanto possa essere o sembrare, può essere interpretato in modo soggettivo e nessuno può affermare il contrario.
Pur non ritenendomi bigotto, non ho potuto provare sentimento nel sentire spesso, specie nei luoghi dove ho vissuto, molti deliberatamente, si sono dichiarati di essere miei eredi, spirituali certamente, in quanto io ho avuto tre figli (due maschi e una femmina) i quali non si sono fatti scrupolo a dilapidare quello che io ero riuscito a guadagnare. Figli nati dopo che mi ero sposato. Quanto tempo è passato? Tanto, e tanti eventi sono cambiati ed accaduti.
Perché non sono intervenuto prima? Ho sempre sperato che la verità potesse diventare cosa certa così evitare che si continui a scrivere e non perché scrivere io lo condanni (io che ho scritto tanto!?), ma perché molti di questi non mi hanno mai conosciuto, alcuni addirittura non sanno niente della mia vita, del mio operato, ma siccome è sinonimo di guadagnare scrivere di me, c’è stata una corsa sfrenata così come moltissimi si sono definiti attori, registi, scenografi, cimentandosi rappresentando le mie opere teatrali spesso facendomi vergognare di essere io l’autore. Ma questa è la vita e la realtà. Aggiungo stranamente non “finzione”, ma pura e santa “realtà”.
Io che non ho mai accettato i compromessi (non è vero, perché in alcune occasioni, come avrò modo di spiegare, sono stato costretto e solo per sopravvivere, per continuare ad esercitare la mia vera professione che consisteva in quella di insegnante (professore) e che per arrotondare, su pressione di alcuni amici, iniziai a scrivere e pubblicare le mie prime poesie e le mie prime novelle).
Speravo, pur senza convinzione, soprattutto dopo la tragedia finanziaria che colpì la famiglia di mio padre, del suo socio (mio suocero Portulano) e di mia moglie che si ammalò gravemente. Che dirvi: una vera tragedia.
Per quasi tutta la vita (a parte qualche parentesi) ho vissuto tanti drammi che ho dovuto tenere dentro al mio animo che piangeva e gridava mentre ero costretto a presentarmi sorridente, soddisfatto. Il mio doppio: così alcuni illuminati studiosi lo hanno definito. E hanno avuto ragione, seppur ho anche detto che spesso sono stato travisato. Ammetto che tanti studiosi oculati hanno scritto la verità, ma questo non ha stemperato le mie inquietudini che continuo a covare da tanti, tanti anni. Non so più quanti, ma certamente tanti e sono certo che qualcuno è riuscito a contarli.
Ho deciso allora di raccontare io, personalmente, la mia vera storia evidenziando molti particolari che non sono mai stati raccontati per intero, se non in poche occasioni, e qui voglio ricordare Federico Vittore Nardelli, Gaspare Giudice, Leonardo Sciascia, Corrado Alvaro, Andrea Camilleri, Maria Alaimo e qualche altro; ma questi non ci sono più.
Che fare? Qualcuno deve pur esserci capace di scrivere, sotto mia dettatura, la verità, quella mia che conosco perché vissuta fino alla fine.
Qualcuno potrà dire di sapere tutto, di aver letto tanti libri e che questa mia decisione è tardiva, quasi inutile. Può esserlo.
Ma non mi si può proibire di essere io a dire e raccontare considerato che tantissimi, per mio nome e a mia insaputa, lo hanno fatto perciò posso farlo pure io. Saranno in pochi a leggere la mia storia raccontata?
Pazienza, è successo anche per molti miei scritti che la maggior parte non ha letto (così come è accaduto a tanti altri miei colleghi che hanno scritto tanto senza attirare tanti lettori). E’, comunque, un prezzo che intendo pagare, ma soprattutto voglio cogliere questa occasione perché chissà quanto si presenterà (semmai accadrà) una simile evenienza.
E’ vero che la storia si ripete. Infatti più volte ho riferito che molti mi venivano a trovare perché io ascoltassi e raccontassi le loro storie ed io a fare orecchie da mercante fino a quando mi decisi che avrei potuto farlo, tanto non mi costava niente. Grave errore.
Da quel momento quando ho deciso di far conoscere quelle storie, a volte vere tragedie, la mia vita è cambiata e mi sono incamminato verso un percorso assai accidentato, pericoloso, stretto, da togliere il respiro, da farti mancare la terra sotto i piedi. Ma ormai ero inglobato dentro la ragnatela e non potevo più scappare e non sono scappato, soffrendo le pene più dolorose perché erano storie di sofferenza, con motivazioni che portavano alla disperazione, alla morte, ma soprattutto alla pazzia, con la quale, direttamente, ho convissuto quasi fino alla fine.
Ho vissuto non con un dramma ma con centomila drammi che hanno piagato la mia carne ma non la mia mente grazie alla quale mi sono impegnato ad eternarli e con loro le vite che ora sono immortali riuscendo, grazie all’arte, a rinnovarsi giorno per giorno e per sempre fino alla fine del mondo e questo miracolo è frutto della creatività presente in quanti riescono a riempire le pagine bianche per raccontare le storie, tante, tutte diverse, ma simili a rocce granitiche che non si sfalderanno mai più. Quando ho saputo del permesso mi sono chiesto chi poteva ascoltarmi rendendosi disponibile a scrivere la mia storia sotto dettatura e mi è venuto in mente uno scrittore, poco conosciuto in verità, che ha vissuto per tanto tempo dove io ho vissuto fino a quando non mi sono sposato e trasferito a Roma. Anche lui ha lasciato la nostra isola e si trova più a Nord, in Lombardia, ormai da tanti anni.
Da tempo, mi risulta direttamente, che ha letto, studiato, analizzato non solo le mie opere, ma tanti libri che di me hanno parlato, formandosi una cultura non indifferente aggiungendo che è riuscito anche a portare sulle scene sia al Sud che al Nord alcune mie opere riscuotendo un buon successo. E’ riuscito, lavorando sodo, a scrivere moltissimi libri, alcuni dei quali che parlano delle mie numerose opere e non poteva mancare il libro che parlasse direttamente di me, della mia vita: la così detta “biografia”.
Ho scelto questo, non più giovane scrittore, e già sono sicuro che si renderà disponibile prima che io ritorni da dove sono arrivato. Forse una volta terminato questo lavoro, potrà sedare tutte le mie inquietudini e finalmente concedermi il meritato riposo, magari anche “il riposo del guerriero”, come ha scritto un noto scrittore alcuni anni addietro.
Penso che a questo punto, per quanto non mi hanno ancora identificato, è giusto affermare che:
IO SONO FIGLIO E UOMO DEL CAOS
Pietro Seddio
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