Il turno – Audio lettura di Giuseppe Tizza

Legge Giuseppe Tizza
La società, la società di questa Girgenti cupa e fatiscente, è una gabbia che produce angoscia a tutti quelli che la abitano, nessuno escluso. Ciascuno è proteso al suo interesse materiale, che confligge con quello del prossimo. I padri si affannano per il bene dei figli, decretandone l’infelicità. I figli rispondono con ingratitudine e rancore.

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Luigi Pirandello
1902 – Il turno

Audio lettura
di Giuseppe Tizza

Il turno - Capitolo 1
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Il turno è il secondo romanzo di Pirandello, quello con cui l’autore, dopo l’exploit d’esordio con L’esclusa, cerca la necessaria conferma alla sua vena narrativa. È un romanzo anomalo, tecnicamente un romanzo breve o racconto lungo, come l’autore stesso mostrò piuttosto di considerarlo nell’edizione Treves del 1915, insieme alla novella Lontano in un volume che porta il sottotitolo Novelle di Luigi Pirandello. In quella premessa, sacrificata nelle successive edizioni, scrive che i «due racconti», appartengono alla prima giovinezza, «l’uno gajo, se non lieto, e triste l’altro». Aggiunge che non li ha ritoccati, per conservarne quello che gli sembra il pregio maggiore, e cioè «la schietta vivacità della rappresentazione, al tutto aliena d’ogni intenzione letteraria», auspicando che in futuro proprio questi due testi, e segnatamente il secondo, possano addirittura apparire «almeno per certi aspetti, assai più degni di considerazione di tanti altri lavori più maturi e ambiziosi».

Vicina, anzi vicinissima è sicuramente la materia trattata dallo scrittore. Nel 1894 ha pubblicato la sua prima raccolta di novelle, Amore senza amori e in quello stesso anno si sposa con Maria Antonietta Portulano, la figlia di un socio del padre, educata dalla famiglia e dalle suore di San Vincenzo in un clima di rigido puritanesimo isolano. L’anno dopo, nel 1895, scrive Il turno, una fantasia sul tema del matrimonio, sui suoi rischi, sull’imprevedibilità dei suoi esiti. Per evitare fraintendimenti, lo dedica alla moglie. Una dedica che il tempo si incaricherà di dimostrare inopportuna e che perciò giudiziosamente sarà lasciata cadere.

            «Gajo, se non lieto»? Può darsi. È, nell’eventualità, la gaiezza dubbia delle poesie di Mal giocondo, un ossimoro che non ispira buoni versi ma in compenso documenta un’inquietudine profonda, sentimentale e culturale. Pirandello forse si illude ancora di poter scindere la sfera del privato da quella pubblica, l’esperienza personale dall’ideologia. E per capire che cosa esplicitamente pensi, a questa data, o pressappoco, basta leggere l’articolo Arte e coscienza d’oggi, dove le certezze tradizionali della fede ma anche quelle della filosofia e della scienza vacillano e la coscienza relativistica ormai dilaga nella società contemporanea.

            Pirandello scherza su un campo minato, quello della sessualità che obbligatoriamente deve confluire nel matrimonio. Fuori, è illegale e punita; dentro, a quanto pare, infelice. L’esclusa affrontava, nella corda drammatica, questa materia al femminile. Il turno la moltiplica nel raggio degli utenti e la smorza, nei toni della satira e del grottesco.

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