Di Pietro Seddio.
Ma erano passati decenni santo Dio! niente da fare, la Chiesa, con tutta la sua autorità, si mise di traverso e tutto apparve più difficile, quasi impossibile. Ma davvero il Maestro non sarebbe più tornato nella sua terra natia?
Il testamento di Luigi Pirandello
Per gentile concessione dell’ Autore
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Il testamento di Luigi Pirandello
Capitolo 10
L’Epilogo
«E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.»
L’epilogo. Ma come si vedrà anche l’ultimo desiderio espresso dal Maestro, questa volta con tono meno imperioso, non fu facile esaudire perché dal momento in cui si decise di dar corso a quest’ultima parte delle sue volontà erano trascorsi parecchi anni e quindi identificare con precisione l’urna non fu per niente operazione facile.
Anzi per alcuni versi impossibile e quasi era balenata l’idea di lasciare perdere, ma qualcuno assai solerte si impegnò perché le volontà testamentarie, per sacro rispetto al defunto, fossero tutte rispettate così come era avvenuto per quelle già eseguite.
Occorre, prima di raccontare le vicende che seguirono questo “trasloco” ad Agrigento, fare qualche opportuna riflessione e questo per fare risaltare come in definitiva Pirandello rimase “Uomo” con tutti i suoi pregi e difetti.
E se i primi periodi scritti e poi letti nel testamento ci mostravano un autorevole uomo, quasi sprezzante delle regole che la società imponeva, in quest’ultima parte balza evidente la sua carica umana, anche fragile se si vuole e quindi è giusto ripetere che Pirandello fu sì grande scrittore, letterato, ma soprattutto Uomo al quale erano state riservate prove terribili che era riuscito a superare con forza d’animo e con coerenza, mentre altri non sarebbero stati certamente all’altezza. La sua morte, il dopo morte, il suo testamento mostrano ancor più i contrasti, certe umane aspirazioni e se da un lato pretese un funerale particolare, dall’altro cercò un appiglio cercando di chiedere di custodire le ceneri, semmai non fosse stato possibile disperderle.
Due alternative questa volta e quindi non più l’imperio delle prime frasi che costituivano l’essenza della sua volontà. Tutti sappiamo che dopo morte, la metamorfosi del nostro corpo non ci interessa più, eppure quanti sono disposti a farsi sezionare, a lasciare alcune parti vitali per trapianti e quanti vogliono essere sepolti nell’anonima terra?
E’ la pietà dei vivi o l’egoismo dei morti a far si che i cimiteri diventino città meravigliose di marmi, sculture, luci: il tutto in un intrecciarsi a volte fantasmagorico, anche eccessivo e pacchiano.
Ma questa volta non è il desiderio dei morti, quanto l’alterigia e la presunzione dei vivi tronfi per essere riusciti a creare quella “casa di sogni” per i propri cari defunti.
Ma “casa dei sogni” solo per loro, i vivi, perché quelli se ne fregano, non la vedono nemmeno e meno che mai godere.
Quindi appare assai normale che il Maestro abbia trasferito le sue ceneri nella “rozza pietra” assumendola come punto di riferimento. Forse un ultimo tentativo di rimanere aggrappato alla sua terra una volta interrato in essa.
Rimanere lì, dove era nato e dove ora voleva ritornare. Magari anche un punto di riferimento perché qualcuno potesse andarlo a trovare, (i suoi personaggi) perché continuassero a tenerlo informato delle vicissitudini di questa terra, seppur a lui ormai era noto tutto.
Ma non fu mai distaccato dal suo essere “umano” e quindi carico di tutti quei pregi e difetti che ne sono la caratteristica precipua.
Al di là del fatto esteriore si viene ad inserire quello specificatamente interiore per cui la sua anima s’identifica con la materia diventando un tutt’uno omogeneo, un incastro indissolubile, e questo anche grazie agli insegnamenti religiosi che mamma Caterina cercò di inculcargli da ragazzino, tanto è vero che per un po’ di tempo frequentò la chiesa, servì anche la messa e partecipò a parecchie funzione religiose.
Poi la metamorfosi, il mutamento, le nuove idee, le sue crisi interiori e quindi la nascita dello scrittore Pirandello che per un certo tempo sembrò mettere in ombra (ma fu pura illusione) l’Uomo, ovvero L’Uomo del Caos.
Ci si trovò, ancora una volta, a parlare di Pirandello al quale si doveva eseguire l’ultima sua volontà, nonostante fossero trascorsi dalla sua morte oltre dieci anni. Ma non si poteva derogare e questo lo si sapeva da sempre.
Il vero problema, una volta identificata l’urna che conteneva le ceneri del Maestro (si constaterà che altre ceneri sono state mescolate) iniziarono i problemi burocratici per il trasporto. Non si dimentichi a quella traslazione la Chiesa si oppose decisamente cercando di lasciarle in quel posto dimenticato del Verano.
Ecco, dopo morto, nessuna requie per quel’Uomo che aveva cercato silenzio, pace, concentrazione. Niente da fare.
Riemersero ancora i vecchi contrasti che un certo clero bigotto intese portare avanti coinvolgendo anche la diocesi agrigentina che si trovò tra due fuochi già sapendo che alcuni esponenti politici siciliani si stavano adoperando perché le ceneri fossero traslate ad Agrigento. Si continuava ad accusare Pirandello di ateismo ad ancora lo si considerava uno spretato facendo ritornare in mente quelle parole di Giovanni Papini: “…. Riuscì mai ad incontrar quell’Autor Sommo”.
Ma erano passati decenni santo Dio! niente da fare, la Chiesa, con tutta la sua autorità, si mise di traverso e tutto apparve più difficile, quasi impossibile. Ma davvero il Maestro non sarebbe più tornato nella sua terra natia?
Si era da tutti convinti, ormai, che quel diavolo d’un Maestro, anche da dove si trovava, continuava a far parlare di sé e in un modo o nell’altro tale fatto continuava ad interessare anche i giornalisti che tornarono ad interessarsi di questo scrittore siciliano le cui opere continuavano ad esser rappresentate in tutto il mondo da validi attori e attrici anche non italiani.
La sua fama, grande, immensa, ormai aveva dilagato in tutte le parti del mondo e nonostante il continuo ostracismo della Chiesa, o almeno di una parte di essa, Pirandello era ancora (e lo sarà per sempre) considerato uno dei più grandi scrittori certamente del Novecento.
Ma la controversia tra il Maestro e la Chiesa non si esaurì in breve tempo perché per decenni i suoi libri non si trovarono mai nelle librerie o biblioteche gestite da religiosi in genere.
E tale distacco, anche ideologico, fu una delle cause che ritardò la traslazione delle ceneri ad Agrigento. Quando si dice la carità cristiana!
A causa del tempo trascorso quella cenere si era solidificata e fu alquanto difficile riportarla allo stato originario, comunque sia si riuscì nell’intento e così quelle ceneri poterono tornare ad essere custodite pur con la certezza, come detto, che non erano tutte del Maestro. Non c’era alcuna altra soluzione ed alternativa.
Finalmente come Dio volle, dopo tutta una serie di messaggi intercorsi tra le autorità, tutto fu pronto perché quelle ceneri prendessero il volo da Roma dirette a Palermo da dove sarebbero proseguite per Agrigento.
Pietro Seddio
Il testamento di Luigi Pirandello
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