Di Biagio Lauritano.
Una brevissima riflessione sul romanzo di Luigi Pirandello.
Per gentile concessione dell’Autore.
Il fu Mattia Pascal: un romanzo paradossale
Leggi e ascolta. Voce di Giuseppe Tizza
Il fu Mattia Pascal può essere definito un romanzo paradossale poiché in esso, pur essendoci la volontà del protagonista di narrare i fatti, alla sua fine si arriva ad un’involuzione della realtà vista dalla prospettiva di chi proponeva un itinerario di formazione, il fu Mattia Pascal appunto. Infatti il tentativo del protagonista di percorrere, potremmo dire, la propria vita a ritroso nella veste di Adriano Meis, per arrivare così al raggiungimento del proprio io primigenio, alieno da errori causati dal contatto con i propri simili, dimostra non solo che egli nella realtà non esiste, ma che, dalla prospettiva di quello che vedono gli altri, non è mai esistito nemmeno come Mattia Pascal.
La sua fuga dalla realtà è un’ “antifuga” cioè un avvicinarsi ad un punto prossimale che egli non raggiungerà mai poiché non arriverà a provare un autentico piacere nel suo anelito di libertà; troppe le convenzioni sociali come le coordinate di un sistema di riferimento che, risultando sempre relative, non permettono di superare la velocità della luce ovvero la barriera del tempo.
In questo romanzo si può parlare anche di “simbolismo traslato” nel senso che il destino del protagonista è il simbolo della sconfitta di un’intera generazione costretta a fare i conti con una crisi dell’intelletto che impoverisce gli animi e rende inadatti all’azione: l’essere umano è solo davanti al tragico nulla. Perciò Mattia/Adriano non racconta la propria vita reale, ma quello che di volta in volta gli suggerisce il proprio inconscio arrivando, alla fine del romanzo, a manifestare il suo “doppio” attraverso l’autocommiserazione e l’autoironia.
Biagio Lauritano
ricevuto via mail il 28 febbraio 2022
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