Nel progetto originale le novelle dovevano essere 365, quanti sono i giorni di un anno (da cui il titolo della raccolta). Il lavoro tuttavia si interruppe a causa della morte di Pirandello. Molti dei temi e dei personaggi qui raccontati verranno poi ripresi dall’autore nei suoi romanzi e nelle sue opere teatrali. |
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Quando, nel 1922, pensa alla realizzazione di Novelle per un anno, Pirandello ha già alle spalle una consistente produzione nell’ambito del genere, al quale l’autore si era dedicato fin da giovanissimo (la prima prova, Capannetta, risale al 1885, quando Pirandello aveva appena 17 anni).
Dal 1894, quando uscì col titolo Amori senza amore la prima raccolta, al 1919, anno di pubblicazione di Berecche e la guerra, vengono dati alle stampe infatti ben 14 volumi di racconti.
Secondo il nuovo progetto, sarebbero stati riuniti in un unico volume, “di quei monumentali che da gran tempo ormai non usano più” [1] i testi già pubblicati, ai quali si sarebbero dovuti aggiungere altri inediti, fino a raggiungere il numero di 360 novelle.
[1] L. Pirandello, Avvertenza [all’ed. del 1922], in Novelle per un anno, a cura di M. Costanzo, Mondadori, Milano 1986-1990, vol. I, t. 2, p. 1071.
Il progetto fu poi modificato per gli orientamenti dell’editore Bemporad, che preferì la pubblicazione indipendente di volumi contenenti 15 novelle ciascuno, il cui titolo doveva coincidere con il titolo della prima novella.
Quando Pirandello nel 1932 passò a Mondadori, erano usciti con Bemporad 13 volumi. Il nuovo editore ripubblicò le raccolte già uscite, aggiungendone successivamente altre due, di cui la seconda, il XV volume, contenente 12 racconti scritti tra il 1934 e il 1936, ai quali furono forzatamente aggiunti tre inediti di anteriore stesura, apparve postuma nel 1937.
Complessivamente, dunque, l’attuale, incompiuta, edizione di Novelle per un anno, comprende 225 racconti. Per cogliere la vastità della produzione pirandelliana, dovremmo poi tener conto di altre 26 novelle, escluse dalle raccolte edite, ma che forse l’autore pensava di recuperare per un loro inserimento futuro nei volumi che avrebbero dovuto completare l’opera.
Si tratta di un corpus, come si vede, sterminato, al quale Pirandello si dedicò con alterna costanza. Se nel primo quindicennio del secolo, e in particolar modo dal 1909 al 1914, gli anni della collaborazione editoriale con il “Corriere della sera”, la produzione è assai intensa, successivamente, quando Pirandello si dedicò con una passione quasi esclusiva alla scrittura drammatica, resta pur forte l’intento organizzativo e si mostra particolarmente accurato il lavoro di revisione, che doveva dare esito al nuovo “sistema” di Novelle per un anno e che accompagna l’uscita dei volumi, prima presso Bemporad e poi presso Mondadori.
Un riemergere della vena creativa si avrà solo negli anni ’30, per sfociare in una produzione comunemente definita “surrealista”, relativamente omogenea – in particolar modo se confrontata con la dispersione caratterizzante il resto dell’opera – che anima gli ultimi volumi della raccolta.
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