1930 – Come tu mi vuoi – Dramma in tre atti

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Pirandello, in ossequio alla sua filosofia, va oltre la semplice incertezza sulla identità della persona come percepita dal pubblico, ma si approfondisce sulla incertezza della identità che ogni persona sembra cercare e trovare in se stessa. E qui entra in gioco la memoria, non più come strumento di impostura, ma proprio come ricerca della propria identità. 

STESURA luglio – novembre 1929
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 18 febbraio 1930 – Milano, Teatro dei Filodrammatici, Compagnia Marta Abba.

Approfondimenti nel sito:
Sezione Video – Come tu mi vuoi – 1981. Adriana Asti
Link esterni
Di cose un po – Introduzione e trama

Opere letterarie del 900 Italiano – Introduzione e trama
Circolo culturale Albatros – Analisi
Piccolo Teatro di Milano – Riflessione Strehler, 1987/88 – Come tu mi vuoi

En Español – Como tu me deseas

Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

««« Elenco delle opere in versione integrale
««« Introduzione al Teatro di Pirandello

Come tu mi vuoi
Giorgi Albertazzi, Anna Proclemer, Come tu mi vuoi, 1966. Immagine dal Web.

Premessa

        È una commedia in tre atti, di cui s’ignora l’epoca della stesura, rappresentata la prima volta a Milano il 18 febbraio 1930.

        Ispirata a una celebre vicenda giudiziaria, quella del famoso caso Canella-Bruneri che ha tenuto gli animi sospesi sulla vera identità della persona alla quale i due nomi erano attribuiti da opposti schieramenti, senza una convincente soluzione, la commedia trasferisce la problematica sull’identità di un personaggio femminile (Pirandello pensava all’interpretazione che ne avrebbe dato Marta Abba, cui la commedia è dedicata) contesa tra l’amante Cari Salter col quale vive a Berlino, e Bruno Pieri che ritrova in essa, Lucia, la sua moglie scomparsa. Nel testo la protagonista è chiamata l’Ignota: ballerina a Berlino nel dopoguerra fa vita notturna frequentando giovani gaudenti e si trova in casa insidiata dal vecchio scrittore Salter e anche dalla figlia di lui, ragazza ambigua e viziata. E una rapida ed efficace immagine della Ber­lino sconfitta che cerca di dimenticare la grande delusione subita.

        L’italiano Boffi crede di riconoscere in lei Lucia, moglie del suo amico Bruno Pieri, scomparsa dopo che la loro casa fu occupata da soldati tedeschi durante l’invasione del Veneto. Tutti pensano che Lucia sia stata violentata e portata via o forse fuggita per la vergogna. L’Ignota sembra interessata e divertita dalla nuova situazione che si prospetta, risponde in maniera ambigua confondendo gli interlocutori. Poi confessa di non poterne proprio più della vita che conduce, di desiderare di fuggire da se stessa, dice di sentirsi «un corpo senza nome in attesa di qualcuno che se lo prenda» ed è pronta a offrirlo a chi le rida un’anima; diventerà volentieri Cia per avere finalmente una vita nuova. E una fuga pirandelliana verso una possibile liberazione.

        Nella casa italiana zio Salesio e zia Lena la riconoscono per Cia; lei si offre totalmente a Bruno Pieri, felice di fargli ritrovare la moglie scomparsa. Ma il suo entusiasmo crolla quando sa che con la sua venuta il Pieri ottiene di riavere la casa che con l’attestato di morte di Lucia è passata alla sorella Ines. Sente tutto «insudiciato» da questo «intrigo sporco d’interessi» e sintetizza a Bruno quale era stata la sua dedizione prima della frattura che s’è creata nel suo animo: «Sono venuta qua; mi sono data tutta a te, tutta; t’ho detto: Sono qua, sono tua; in me non e’è nulla, più nulla di mio; fammi tu, fammi tu, come tu mi vuoi».

        Sentiva d’essere diventata lei la vera Cia, lei che aveva voluto riconquistarsi una vita pura con l’amore di lui. Da questo momento in poi fa il contrario di chi vuol far valere la sua identità, si adopera a insinuare il dubbio in tutti, quando si trova di fronte alla sorella Ines e agli altri parenti, che invece sono tutti disposti a riconoscerla per Cia. E insiste su questa posizione quando ar­riva l’ex amante tedesco Salter, con un medico e una povera demente che pronuncia continuamente il nome Lena (che è quello della zia di Cia) presen­tandola come la vera Lucia. Si può credere senza prove ma «Qualunque certezza può vacillare – dice l’Ignota – appena il minimo dubbio sorge e non ci fa credere più come prima». Nonostante la spontanea repulsione che tutti i presenti hanno a riconoscere Lucia nella demente, l’Ignota cerca di alimen­tare i loro dubbi su se stessa. Alla fine abbandona la casa dove era naufragato il suo sogno di purezza e d’autenticità e torna col vecchio Salter, lasciando tutti nel dubbio sulla sua identità.

        È veramente singolare come Pirandello riesca ad animare una storia da ro­manzo d’appendice con pungenti verità, con situazioni inattese che suscitano profonde riflessioni. Ti prende al laccio con una trama vecchia maniera e la sconvolge tutta per i non comuni comportamenti del protagonista, per la moderna mentalità che dimostra, mettendo in difficoltà tutti gli altri personaggi che stanno lì a rappresentare la mentalità comune. In questo modo dalla vecchia trama affiorano tante verità e una verità finale nuova. Nel nostro caso la tesi che è inutile arrovellarsi per conoscere la vera identità di una persona: nemmeno l’identità sociale e anagrafica è certa.

1930 – Come tu mi vuoi – Dramma in tre atti
Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

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