««« Raccolta “Poesie sparse” (1890/1933)
05. Canzone di Folchetto da Marsiglia
Da Folchetto, Roma, anno II, n. 3, 3 gennaio 1892, con l’indicazione: “Traduzione di Luigi Pirandello”.….
Frammento
E pur cantando m’avvien di pensare
quel che m’ingegno cantando obliare;
e per ciò canto, che scordi il dolore
e il mal d’amore;
ma ahimè, piú canto e piú me ne sovviene,
però che al labro null’altro mi viene
che suon di pene;
ond’è, guardate, il vero, ed appar bene,
ch’io porto, o Donna, in cor l’effigie vostra,
la qual gastiga mia ragione e prostra.…
Ma già che amor mi vuol tanto onorare,
ch’entro del core mi fa voi portare,
di grazia, me’l guardate da l’ardore:
che ben maggiore
di voi timor, che non di me mi tiene.
Pensate, o Donna, il mio cor vi contiene,
se mal gli avviene,
dentro vi state, e soffrir vi conviene.
Fate però ciò ch’util vi si mostra,
guardate il cor come la casa vostra.
Widget not in any sidebars
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
Se vuoi contribuire, invia il tuo materiale, specificando se e come vuoi essere citato a
collabora@pirandelloweb.com