««« Raccolta “Fuori di chiave” (1912)
03.04. Bolla e palla
Pubblicata nella Rivista di Roma, 15 febbraio 1903 (col titolo Prima e ora) e nella Riviera Ligure, febbraio 1904.
Prima pe ‘l ciel dall’una all’altra stella
volava il pensier mio, fantasticando;
messo da una ragione arcigna in bando,
salpava su una nuvola,
aerea navicella.
Ed appena lassú, pe’ cieli buj,
— «La Terra ov’è?» – da Venere o da Marte
si affacciava a cercarla da ogni parte,
qual bolla con un soffio
spinta in aria da lui.
Or se il pensiero un po’ s’inciela, sotto
un peso enorme sente che gli vieta
di levarsi a quei voli senza mèta:
la Terra, come ferrea
palla di galeotto.
Widget not in any sidebars
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
Se vuoi contribuire, invia il tuo materiale, specificando se e come vuoi essere citato a
collabora@pirandelloweb.com