1986. RAI.
PAOLO BONACELLI – L’uomo grasso
GABRIELE FERZETTI – Il filosofo
LIDIA KOSLOVICH – La donna uccisa
Regia di GIORGIO PRESSBURGER
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STESURA aprile 1916
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 29 settembre 1922 – Roma, Teatro Argentina, Compagnia Lamberto Picasso.
Approfondimenti nel sito: Sezione Teatro – All’uscita
All’uscita – Video
Il «mistero profano», come Pirandello definì quest’opera, è un breve atto unico scritto nel 1916. Destinato, nonostante la forma drammatica, alla narrativa, fu rappresentato per la prima volta da Lamberto Picasso solo nel 1922.
La meditazione sulla morte, naturale risvolto di quella sulla vita, che occupa molto spazio nell’opera creativa e saggistica di Pirandello, diventa qui situazione, una situazione davvero particolare. L’autore immagina l’incontro, all’uscita di un cimitero, di alcuni morti che, lasciato nella tomba il loro ormai inutile corpo, prima di scomparire del tutto, ancora per un po’ consistono nell’apparenza che ebbero. A tenerli legati in qualche modo alla vita, e qui Pirandello si ispira alle teorie teosofiche, è un desiderio, un sentimento, la ricerca di una risposta.
Così l’uomo grasso aspetta la morte della moglie adultera, mentre il magro e capelluto filosofo aspetta di poter dare una risposta convincente ai suoi molti perché. La moglie adultera irrompe stravolta e scarmigliata: è stata uccisa dal suo amante, e ride, ride «come una pazza». Nella risata stridula, nei gesti caricati, nei colori accesi c’è già una rappresentazione di gusto espressionistico. La donna si placa solo alla vista di un bimbo che mangia una melagrana e tramuta il suo riso doloroso in un pianto sommesso. Passano vicino al cimitero un contadino, una bimba, un asino, vivi certamente, ma non poi tanto diversi, nelle loro apparenze fallaci, dai morti. E il filosofo continua a interrogarsi e a ricercare una valida risposta all’enigma dell’esistenza; presumibilmente rimarrà sempre lì sul bordo del cimitero: «Ho paura ch’io solo resterò sempre qua, seguitando a ragionare».
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