««« Raccolta “Poesie sparse” (1890/1933)
38. La mèta
Nel numero 28, aprile 1909, della Riviera Ligure questa poesia risulta composta da quattro parti. Nel volume Fuori di chiave furono raccolte la prima e la seconda.
3.
Vuoi tu ch’io venga teco ove tu vai?
Triste andar soli, estranei, senza mèta…
Il tempo, innanzi a me, non si concreta
in un desio che i piè mi muova. Andai
finora invan; vuoi tu ch’io venga teco?
vuoi tu ch’io segua un tratto il tuo cammino?
tu l’arbitra sarai del mio destino.
io ti verrò dappresso come un cieco.
Oh amore, oh dolce errore! Al mesto invito,
mi porse ella una man, senza far motto.
Di qua, di là la Bella m’ha condotto.
poi m’ha lasciato, ed io mi son smarrito…
4.
Chi sa, forse per di la’
potrò giungere alla fine;
o di qua, forse… chi sa!
Quanti sassi, quante spine,
quanti fanno al par di me!
Ci arrestiamo a mezza via,
non sappiam bene perché,
nel timore che non sia
la via giusta: e mai cosí
a destin non si perviene,
camminando notte e dí
il perché non si sa bene;
ma è cosí…
Widget not in any sidebars
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
Se vuoi contribuire, invia il tuo materiale, specificando se e come vuoi essere citato a
collabora@pirandelloweb.com