««« Raccolta “Poesie sparse” (1890/1933)
07. Il globo
Da La Riviera Ligure, Agosto 1905, N. 73. Già pubblicata nella Nazione Letteraria, giugno 1893, col titolo Globo.
Ecco il globo: una palla di cartone,
che gira attorno a un asse interno. Gira…
Tracciato di color varii, si mira
il confin proprio d’ogni nazione.…
Questo, l’Oceano Atlantico; ed è mare
quanto azzurro si vede. Questa soma
di grinze qui, montagne: le Alpi. Roma
è questo punto che pare e non pare.
Chi lo direbbe a prima giunta? Eppure
vi son uomini grandi, anzi immortali,
in questo baloccuccio; grandi mali
e grandi beni e grandi affetti e cure…
Io però me lo tengo tra le mani,
e lo faccio girare con un dito.
Stupido giuoco! Lo facciam finito?
reparo il finimondo per dimani.
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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