««« Raccolta “Poesie sparse” (1890/1933)
04. Pianto di Roma
Dal Tevere, 18 gennaio 1929. Già pubblicata nella Vita Italiana , 16 luglio 1897.….
E come in campo o per sentieri schivi,
di tra le selci mal commesse, l’erba
dunque sorgea per le tue vie? Dormivi,
tu Roma, allora, chiusa in te, superba,
e sol quei fili d’erba erano vivi.
Dell’alto sonno suo parea volesse
fruir la Terra; e già destava, sotto
le selci, le sue zolle a lungo oppresse
dal tramestío o del viver tuo trarotto.
Oggi, un fil d’erba; doman, qui, la messe.
…
Altre città cosí, dove fermento
fu già di vita e allo splendor compagna
la gloria, si riprese ella: Agrigento!
Soli or due templi in mezzo alla campagna:
null’altro. Alberi e zolle. Anima, il vento.
Ah, meglio, o Roma, se anche in te compiuto
la terra avesse l’opera sua lenta!
Salve sol le rovine, e il resto un muto
campo! Meglio se fosse all’aura intenta
un popolo di querci qui cresciuto!
Un popolo di nani ora t’ha invasa
e profanata, osando, o Roma, dentro
il tuo grembo divino la sua casa,
covo d’ignavia, erigere, e far centro
te d’ogni sua miseria. E l’erba ha rasa;
l’erba che, mentre t’obbliavi assorta
nel tuo gran sogno, timida spuntava;
l’erba che certo non sarebbe corta
sempre rimasta al pari dell’ignava
turba che la divelse. Ah, di te morta,
meglio le querci, o Roma, e il faggio e il pino
alto stormenti avrebber nella notte
favellato al commosso pellegrino,
sacri fantasmi suscitando a frotte
dal tuo mistero: bosco, tu, divino.
Ostia per voi, Ostia per voi, pezzenti
nani, bastava. La grandezza enorme
di Roma come non vi fe’ sgomenti?
Sia della Terra la Città che dorme!
Un bosco. E sopra, l’ala ampia dei venti.
Roma, 1890
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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