««« Raccolta “Fuori di chiave” (1912)
06.02. Pian della Britta
In Nuova Antologia, 16 gennaio 1909, sotto il titolo generale Tra castagni e olivi, e con la lirica Meriggio, compresa nella sezione VII. Il «Piano della Britta sorge nei pressi di Soriano nel Cimino, luogo di villeggiatura frequentato da Pirandello
Pian de la Britta, che fragor di mare
fan questi tuoi castagni alti e possenti!
Ma l’ombra, sotto, qua e là di rare
luci trafitta, ire non sa di venti,
e tra tanto fragor sospesa pare:
recesso eccelso, a cui la maesta’
di questi tronchi immani una solenne,
misteriosa aria di tempio dà;
e quel fragore ad un oblio perenne
di tutto invita: ombra e vento che va…
Pian de la Britta, oblio di tutto… Eppure,
forse per altro l’alte vette adesso
dei tuoi castagni fremono alle pure
aure del monte. Sentono da presso
la sega strider, picchiare la scure.
Ed io su un tronco gigantesco siedo
già da i piccoli uomini atterrato.
Uno mi dice: – «Ce fo gliu curedo
a la mi’ granne.» – Ed io: – Te l’han comprato
per doghe? – Ed egli: – «Che! Nun vedi?» – Vedo
qua certi segni… Non me n’ero accorto!
Che bella fila di casse da morto…
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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