05.04. Dal fanale

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Dal fanale

05.04. Dal fanale

In Nuova Antologia, 1° maggio 1902. Da un estratto della rivista trovato tra le carte di Pirandello si desume questa variante apportata a penna al verso secondo della strofe quinta: «l’uno, l’altro Pensoso. Or che ti credi? »

O curioso amico, e perché mai
vuoi tu saper che cosa a farmi io stia
quasi ogni giorno, sul tramonto, qui,
appoggiato al fanale della via?
Se attendo? No. Mi godo il via vai
della città, mentre che muore il dí,
un altro dí…

E osservo come va la varia gente
che mi passa davanti in vario senso;
poco le donne, gli uomini di piú.
Pensa poco la donna a quel che sente;
non fa per me che sento ciò che penso.
Meglio le donne, opini, amico, tu?
Guardale tu.

Quel vecchio, vedi? ancor de la vetrina
d’un negozio s’industria a farsi specchio,
e non per gli altri, ma solo per sé,
che pure sa d’esser canuto e vecchio,
nero-rossi, qual pelo di faina,
si ritinge i capelli – radi, ahimè,
pochini, ahimè!

Ridi? Ma tu, tu come quel vecchietto,
io che pur come carta il tempo gramo
tagliuzzo e butto via, se ancora no
ai capelli, che bianchi non abbiamo,
forse al canuto, imbecillito affetto
della vita non diam la tinta un po’,
almeno un po’?

Guarda quei due che vanno insieme, astratto
l’uno, l’altro pensoso. Or tu che credi?
Osserva ben attento questo qui:
credi ch’ei pensi? Eh, no. Si guarda i piedi.
Rabagas prima urlava come un matto,
ora fa il serafino e va cosí,
serio cosí…

Lunga l’altro ha la chioma, ed è peccato
gli manchi, appesa al collo, la chitarra.
Cantava un tempo; ora non canta piú.
Ma figliaron le nubi. A buona sbarra
ha le vacche del cielo assicurato:
le nuvole che un tempo egli lassú
seguia, lassú…

Or vedi quello? Un principe romano.
Tu sai chi è, quanto sia ricco, è vero?
Precisamente neppur lui lo sa.
Pur pensa al papa e al re; che come un nero
nembo s’addensa l’avvenire umano:
pensa come ordinar la libertà:
qual libertà?

Van per le vie come tante persone
queste parole. Ma colui le mena
a spasso, quasi fossero però
cani, col laccio. Amico mio, che scena
se quel laccio, di furto, un mascalzone
tagliasse! Gli darei quel che non ho,
quel che non ho…


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Raccolte Poesie
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  • 1895/1934 – Raccolta “Elegie Renane”
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  • 1912 – Raccolta “Fuori di chiave”
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