««« Raccolta “Fuori di chiave” (1912)
05.03. Onorio
Pubblicata nella Riviera Ligure, aprile 1909.
Perché sí bello han fatto il campanile
cinquecent’anni fa?
Perché, venendo alla nostra città,
gl’Inglesi ne ammirassero lo stile.
E d’opra fina è tutto ornato il bronzo
delle sette campane,
onde, fino alle case piú lontane,
quando han sonato, si propaga il ronzo.
Le suona uno scaccino gobbo, guercio,
saltabellante: Onorio,
che con l’anime pie del purgatorio
è – le beghine dicono – in commercio.
Piangono gli occhi e dal cuore contrito
si leva la preghiera
quando le suona Onorio innanzi sera,
sfruconandosi il naso con un dito,
Ah, Onorio, tu non sai che voglia dire
il suon d’una campana!
Della città tumultua qua la vana
vita, fermenta l’odio e scoppian ire,
scoppian rampogne e risa e pianti; sú
mesta la fede Iddio
chiama in ajuto, invoca requie e oblio!
E pensar che la fune in man l’hai tu…
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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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