<<< Raccolta “Zampogna” (1901)
20. Ritorno
I
La via
Casa romita in mezzo a la natia
campagna, aerea qui, su l’altipiano
d’azzurre argille, a cui sommesso invia
fervor di spume il mare aspro africano,
te sempre vedo, sempre, da lontano,
se penso al punto in cui la vita mia
s’aprí piccola al mondo immenso e vano:
da qui – dico – da qui presi la via.
…
Da questo sentieruolo tra gli olivi,
di mentastro, di salvie profumato,
m’incamminai pe ‘l mondo, ignaro e franco.
E tanto e tanto, o fiorellini schivi
tra l’erma siepe, tanto ho camminato
per ricondurmi a voi, deluso e stanco.
II
Rifugio.
Il gelso? Non c’è piú. C’è solo il masso
tigrato, ov’io sedea, nascosto, all’ombra.
Vaghi pensieri indefiniti, come
un’aura lieve, l’anima infantile
mi commoveano. Arcani godimenti,
ansie d’ignota attesa! Eran le foglie
l’ali del ramo? e di volar la brama
non le facea cosí forse brillare?
Cosí gl’incetti desiderii allora
palpitavano in me, quasi senz’ali.
Questo cespuglio di mentastro è forse
quello d’allora? Di fragranza acuta
la mano m’insapora, ed io risento
il sapor di quei dí. Lieto, di corsa,
qui venivo a nascondermi. Gridavo
da qui, nascosto, all’eco il nome mio,
e m’incutea misteriosa ambascia
quel sentirmi chiamar da la montagna,
lugubremente. A voce alta pensavo,
con la fidente ingenuità che gli alberi,
i fili d’erba, quelle felci cupe,
l’eriche rosee udissero. Ma forse
non comprendean davvero il mio linguaggio?
Mi carezzava con le foglie il capo
quel gelso, amico e protettor: – «Bambino,
ragioni, sí… ma meglio è se tu canti…» –
E i fiori rialzavan le corolle
meravigliati de la mia canzone.
Sovente a lungo ad ajutar qui stavo
le formiche a salir sú sú pe ‘l masso;
ma diffidavan quelle, paurose,
de l’ajuto: voleano onestamente
fornir da se la lunga lor fatica…
Quanto diversi gli uomini…
Ove sono?
Leggevo. Ecco sul masso il libro aperto.
Il vento passa: sfoglia via di furia
le pagine. L’ha letto… Vanità!
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del letto
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