<<< Raccolta “Zampogna” (1901)
14. L’asinello
Son tre carichi d’acqua: due barlotti
alla volta, sul basto, a contrappeso.
È stanco, e come no? Convien che trotti,
scarico, nell’andata, e poi, col peso,
arranchi, di salita: i mietitori
lo aspettano assetati.
Ora ha compreso
che basta: alza le orecchie ed i sudori
scuote, qua e là; sternuta, poi bel bello
avanza un piede e sporge il muso in fuori,
verso un covone.
– Lascialo, asinello!
lascia le spighe: queste son pe ‘l pane;
lascia le spighe e aspettane il cruschello.
Oggi è l’ultimo dí: le stoppie nane
avrai per te tutta la notte, e spera
che, spigolando, ciancin le villane…
..
Si dan gli ultimi colpi: vien la sera.
Già il sole ha preso il colle e or or tramonta.
Per quest’anno, addio messi! Ecco la schiera
dei falciator si drizza ilare, e pronta
mostra al sol le mannelle ultime, a coro
gridando evviva…
Or presto: chi rammonta
i covoni su l’aja? Oh monte d’oro!
Asinel, tu sei bestia pazïente:
lascia trar, dopo un anno di lavoro,
un respir di sollievo a questa gente.
Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.
Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.
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