I vecchi e i giovani: il romanzo dell’illusione

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Di Biagio Lauritano

Una brevissima riflessione sul romanzo di Luigi Pirandello

Per gentile concessione dell’Autore.

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I vecchi e i giovani: il romanzo dell'illusione

I vecchi e i giovani: il romanzo dell’illusione

I vecchi e i giovani rappresentano non solo la crisi degli ideali risorgimentali, ma anche il passaggio dalla dimensione della realtà storica a quella dell’illusione in quanto le certezze acquisite con i moti risorgimentali si rivelano vane sia a causa della repressione dei Fasci siciliani e dello scandalo della Banca Romana, sia a causa del passaggio tra la vecchia e la nuova generazione il quale rivela l’impossibilità di comunicare tra le due.

La vecchia generazione è ancora legata ad un modello archetipico ovvero tende a collocare nel passato risorgimentale la propria ragion d’essere, non conscia della sua posizione anacronistica visto che si aggrappa a qualcosa che oramai non esiste più e che forse nella sua configurazione di ideale autentico non è mai esistita soprattutto se si considera che il Risorgimento non fu certo espressione della collaborazione e dell’equilibrio tra le classi sociali viste, per esempio, le differenze tra le ideologie dei liberali e quelle dei democratici.

La nuova generazione si trova completamente spiazzata di fronte al persistere della politica del trasformismo e della corruzione dell’età giolittiana ed è perciò erede del nulla; la continua mutazione degli avvenimenti non le permette di avere una visione oggettiva della storia e della società. In altre parole alla nuova generazione manca il nesso causa-effetto per connettere le proprie personali esperienze a quelle della generazione passata.

Panta rei, tutto scorre, siamo d’accordo, ma in questo caso ciò non serve per proporre nuovi modelli di spiegazione della realtà perché sia la vecchia che la nuova generazione non riescono a trovare dentro di loro le ragioni del proprio riscatto: la cocente delusione per l’assenza di ideali che guidino il loro destino si trasforma nel rifiuto di usare l’intelletto per costruire la propria identità. Siamo di fronte alla perdita della convinzione di poter spiegare la realtà sia attraverso gli esempi del passato sia attraverso la coscienza della propria crisi; il soggetto vive tante contraddizioni quante sono le esperienze vissute. In effetti non c’è più un netto confine tra io e realtà e più si tenta di far prevalere il proprio punto di vista più si rischia di vedere negate le proprie aspettative di vita.

Il romanzo contempla vari punti di vista, ma facendo ciò fa perdere al lettore il desiderio di arrivare a comprendere le ragioni della sconfitta dei personaggi di fronte alla storia: siamo di fronte a quello che potremmo definire “nichilismo gnoseologico” ovvero ogni prospettiva di chiave di lettura del romanzo rimanda ad una nuova situazione che non ci permette nemmeno di comprendere le personali ragioni dell’autore per averlo scritto. Allora l’unico modo che rimane al lettore per leggere il romanzo è quello di immedesimarsi nel ruolo dei vari personaggi per comprendere le ragioni dell’insensatezza della vita ovvero negare il conformismo della società attuale attraverso l’illusione.

Biagio Lauritano
1 gennaio 2022

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