Questa sera si recita a soggetto – Atto primo

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Questa sera si recita a soggetto - Atto I
Piccolo Teatro di Milano, Questa sera si recita a soggetto, 2015. Immagine dal Web.

1930
Questa sera si recita a soggetto
Atto Primo

       Si vede, quasi a ridosso, una tenda leggera, verde, che si può aprire nel mezzo.

      IL DOTTOR HINKFUSS: (scostando un poco un’ala di questa tenda e chiamando) Prego, il signor…

       Pronunzierà il nome del Primo Attore che farà la parte di Rico Verri. Ma il Primo Attore, pur essendo dietro la tenda, non vuole venir fuori. Il Dottor Hinkfuss, allora, ripeterà:

       Prego, prego, venga avanti, signor… (c. s.) Spero non oserà insistere nella sua protesta anche davanti al pubblico.

       IL PRIMO ATTORE: (vestito e truccato da Rico Verri, in divisa d’ufficiale aviatore, venendo fuori della tenda, eccitatissimo) Insisto, sissignore! E tanto più, se osa lei ora, davanti al pubblico, chiamarmi per nome.

       IL DOTTOR HINKFUSS: Le ho fatto offesa?

       IL PRIMO ATTORE: Sì, e séguita a farmela, senza rendersene conto, tenendomi qua a discutere con lei, dopo avermi forzato a venir fuori.

       IL DOTTOR HINKFUSS: Chi le ha detto a discutere? Discute lei! Io la chiamo a fare il suo dovere.

       IL PRIMO ATTORE: Sono pronto. Quando sarò di scena.

       Si ritira, scostando con atto di stizza la tenda.

       IL DOTTOR HINKFUSS: (restandoci male) Volevo presentarla…

       IL PRIMO ATTORE: (rivenendo fuori) Ma nossignore! Lei non presenterà me al pubblico che mi conosce. Non son mica un burattino, io, nelle sue mani, da mostrare al pubblico come quel palco lasciato lì vuoto o una sedia messa in un posto anziché in un altro per qualche suo magico effetto!

       IL DOTTOR HINKFUSS: (a denti stretti, friggendo) Lei approfitta in questo momento della sopportazione che debbo avere –

       IL PRIMO ATTORE: (pronto, interrompendo) – no, caro signore: nessuna sopportazione; lei deve credere soltanto che qua, sotto questi panni, il signor… (dirà il suo nome) non c’è più; perché, impegnatosi con lei a recitare questa sera a soggetto, per aver pronte le parole che debbono nascere, nascere dal personaggio che rappresento, e spontanea l’azione, e naturale ogni gesto; il signor… (c. s.) deve vivere il personaggio di Rico Verri, essere Rico Verri: ed è, è già; tanto che, come le dicevo in principio, non so se potrà adattarsi a tutte le combinazioni e sorprese e giochetti di luce e d’ombra preparati da lei per divertire il pubblico. Ha capito?

       S’ode a questo punto lo schiocco d’un sonorissimo schiaffo tirato dietro la tenda e, sùbito dopo, la protesta del vecchio Attore Brillante che farà la parte di «Sampognetta»

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: Ohi! Come sarebbe? Non s’attenti a darmi, perdio, di codesti schiaffi sul serio!

       La protesta è accolta da risate dietro la tenda.

       IL DOTTOR HINKFUSS: (guardando di là dalla tenda sul palcoscenico) Ma che diavolo avviene? Che altro c’è?

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: (venendo fuori dalla tenda con una mano sulla guancia, vestito e truccato da Sampognetta) C’è che non tollero che la signora… (dirà il nome dell’Attrice Caratterista) con la scusa che recita a soggetto, m’appiccichi certi schiaffi (ha sentito?) che tra l’altro (gli mostra la guancia schiaffeggiata) m’ha rovinato il trucco, no?

       L’ATTRICE CARATTERISTA: (venendo fuori, vestita e truccata da signora Ignazia) Ma lei se ne ripari, santo cielo! Ci vuol poco a ripararsene! È un moto istintivo e naturale.

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: E come faccio a ripararmene, se lei me li tira così all’improvviso?

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Quando se li merita, caro signore!

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: Già! Ma quando me li merito io non lo so, cara signora!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: E allora se ne ripari sempre, perché per me se li merita sempre. E io, se si recita a soggetto, non posso tirarglieli a un punto segnato!

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: Non c’è però bisogno che me li tiri per davvero!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: E come allora, per finta? Io non ho mica una parte a memoria: deve venire da qui (fa un gesto dallo stomaco in su) e andar tutto per le spicce, sa? Lei me li strappa, e io glieli do.

       IL DOTTOR HINKFUSS: Signori miei, signori miei, davanti al pubblico!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Siamo già nelle nostre parti, signor Direttore.

       IL VECCHIO ATTORE BRILLANTE: (rimettendosi la mano sulla guancia) E come!

       IL DOTTOR HINKFUSS: Ah, lei intende così?

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Scusi, voleva far la presentazione? Ecco, ci stiamo presentando da noi. Uno schiaffo, e quest’imbecille di mio marito è già bell’e presentato.

       Il vecchio Attore Brillante, da Sampognetta, si mette a fischiare.

       Eccolo là, vede? fischia. Perfettamente nella sua parte.

       IL DOTTOR HINKFUSS: Ma vi par possibile davanti a questa tenda, fuori d’ogni quadro e senz’alcun ordine?

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Non importa! Non importa!

       IL DOTTOR HINKFUSS: Come non importa? Che vuol che ci capisca il pubblico?

       IL PRIMO ATTORE: Ma sì che capirà! Capirà molto meglio così! Lasci fare a noi. Siamo tutti investiti delle nostre parti.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Ci verrà, creda, molto più facile e naturale, senza l’impaccio e il freno d’un campo circoscritto, di un’azione preordinata. Faremo, faremo anche tutto quello che lei ha preparato! Ma intanto, guardi, permetta, presento anche le mie figliuole.

       Scosta la tenda per chiamare:

       Qua, ragazze! qua, ragazze! Venite qua!

       Prende per un braccio la prima e la tira fuori:

       Mommina.

       Poi, la seconda:

       Totina.

       Poi, la terza:

       Dorina.

       Poi, la quarta:

       Nenè.

       Tutte, tranne la prima, strisciano entrando una bella riverenza.

       Tòcchi di ragazze, grazie a Dio, che meriterebbero di diventar tutt’e quattro regine! Chi le direbbe nate da un uomo come quello lì?

       Il signor Palmiro, vedendosi indicato, volta sùbito la faccia e si mette a fischiettare.

       Fischia, sì, fischia! Ah caro, un po’ di grisou, guarda, così com’io mi prendo un pizzico di rapè, un po’ di grisou nelle narici te lo dovrebbe mettere la tua zolfara: sì, caro, che ti lasci lì stecchito e mi ti levi una buona volta davanti agli occhi!

       TOTINA: (accorrendo con Dorina a trattenerla) Per carità, mammà, non cominciare!

       DORINA: (a un tempo) Lascialo perdere, lascialo perdere, mamma!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Fischia, lui, fischia.

       Poi, levandosi dalla parte, al Dr. Hinkfuss:

       Mi par che coli liscio com’un olio, no?

       IL DOTTOR HINKFUSS: (con un lampo di malizia, trovando lì per lì la via di scampo per salvare il suo prestigio) Come il pubblico avrà capito, questa ribellione degli attori ai miei ordini è finta, concertata avanti tra me e loro, per far più spontanea e vivace la presentazione.

       A questa uscita mancina, gli attori restano di colpo come tanti fantocci atteggiati di sbalordimento. Il Dottor Hinkfuss lo avverte sùbito: si volta a guardarli e li mostra al pubblico:

       Finto anche questo loro sbalordimento.

       IL PRIMO ATTORE: (scrollandosi, indignato) Buffonate! Io prego il pubblico di credere che la mia protesta non è stata affatto una finzione. (Scosta come prima la tenda, e se ne va furioso.)

       IL DOTTOR HINKFUSS: (sùbito, come in confidenza, al pubblico) Finzione, finzione anche questo scatto. All’amor proprio d’un attore come il signor… (ne pronuncia il nome) tra i migliori della nostra scena, io dovevo pur concedere qualche soddisfazione. Ma voi capite che tutto quanto avviene quassù non può esser che finto. (Voltandosi all’Attrice Caratterista.) Séguiti, séguiti, signora… (c. s.) Va benissimo. Non potevo aspettarmi meno da lei.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: (sconcertata, quasi trasecolata da tanta improntitudine, non sapendo più che cosa fare) Ah, vuole… vuole adesso ch’io séguiti? E… e… scusi, a far che?

       IL DOTTOR HINKFUSS: Ma la presentazione, santo Dio, cominciata così bene, secondo il nostro accordo.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: No, senta, la prego, non dica accordo, signor Direttore, se non vuole ch’io resti qua senza sapermi più cavare una parola di bocca.

       IL DOTTOR HINKFUSS: (di nuovo al pubblico, come in confidenza) E magnifica!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Ma vuol sul serio dare a intendere, scusi, che ci sia stato un accordo tra noi per questa nostra uscita?

       IL DOTTOR HINKFUSS: Domandi al pubblico se non ha l’impressione che noi veramente in questo momento non stiamo recitando a soggetto.

       Il signore delle poltrone, i quattro della platea, quello della galleria cominciano a batter le mani; smetteranno sùbito, se il pubblico vero non seguirà per contagio l’esempio.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Ah, bene sì! Questo sì! Veramente a soggetto! Siamo usciti e stiamo ora improvvisando tanto io che lei.

       IL DOTTOR HINKFUSS: E dunque séguiti, séguiti, chiami fuori gli altri attori per presentarli!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Sùbito!

       Chiamando dalla tenda:

       Ehi, giovanotti, qua, qua tutti!

       IL DOTTOR HINKFUSS: S’intende, rientrando nella sua parte.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Non dubiti, ci sono. Qua, qua, cari amici!

       Entrano rumorosamente cinque giovani ufficiali aviatori in divisa. Prima salutano enfaticamente la signora Ignazia:

       – Cara, cara signora!

       – Viva la nostra Grande Generala!

       – E la nostra Santa Protettrice!

       E altre simili esclamazioni. Poi salutano le quattro ragazze, che rispondono festosamente. Qualcuno va a salutare anche il signor Palmiro. La signora Ignazia tenta d’interrompere tutto quel frastuono di saluti veramente a soggetto.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Piano, piano, cari, non facciamo confusione! Aspettate, aspettate! Qua lei Pomàrici, mio sogno per Totina! Ecco, se la prenda a braccio – così! E lei Sarelli, qua con Dorina!

       IL TERZO UFFICIALE: Ma no! Dorina è con me (la trattiene per un braccio), non facciamo scherzi!

       SARELLI: (tirandola per l’altro braccio) Dàlla ora a me, se me l’assegna la madre!

       IL TERZO UFFICIALE: Nient’affatto! Siamo d’accordo, la signorina e io.

       SARELLI: (a Dorina) Ah, lei è d’accordo? Complimenti!

       Denunziandoli:

       Signora Ignazia, li sente?

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Come, d’accordo?

       DORINA: (seccata) Ma sì, scusi, signora…

       il nome dell’Attrice Caratterista

       d’accordo, per recitare le nostre parti.

       IL TERZO UFFICIALE: La prego di non imbrogliare, signora, ciò che s’è concertato.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Ah, già, sì, scusate, ora mi rammento! Lei Sarelli è con Nenè.

       NENÈ: (a Sarelli, aprendo le braccia) Con me! Non si ricorda che s’è stabilito così?

       SARELLI: Ma tanto, sa? noi ci siamo soltanto per fare un po’ di chiasso.

       IL DOTTOR HINKFUSS: (all’Attrice Caratterista) Attenzione, attenzione, signora, mi raccomando!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Sì sì, mi scusi; abbia pazienza; tra tanti, ho fatto un po’ di confusione.

       Voltandosi a cercare in giro:

       Ma Verri? Dov’è Verri? Dovrebbe esser qua coi suoi compagni.

       IL PRIMO ATTORE: (pronto, sporgendo il capo dalla tenda) Sì, bravi compagni, che insegnano la modestia alle sue care figliuole!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Vorrebbe che le tenessi dalle monache a imparare il catechismo e il ricamo? Passò quel tempo Enea…

       Lo va a prendere e lo tira fuori per mano.

       Via, venga qua, sia buono! Le guardi; non ne fanno esposizione, ma pure le hanno, sa? come poche al giorno d’oggi, le loro brave virtù di donnine di casa, lei che parla di modestia! Mommina sa stare in cucina –

       MOMMINA: (con tono di rimprovero, come se la madre svelasse un segreto da vergognarsene) Mammà!

       LA SIGNORA IGNAZIA: – e Totina rammenda –

       TOTINA: (c. s.) Ma che dici!

       LA SIGNORA IGNAZIA: – e Nenè, –

       NENÈ: (sùbito, aggressiva, minacciando di turarle la bocca) Ti vuoi star zitta, mammà?

       LA SIGNORA IGNAZIA: – mi trovi l’uguale per far ritornare nuovi i vestiti –

       NENÈ: (c. s.) Ma insomma! basta!

       LA SIGNORA IGNAZIA: – smacchiarli –

       NENÈ: (le tura la bocca) – basta così, mammà!

       LA SIGNORA IGNAZIA: (liberandosi della mano di Nenè) – rivoltarli – e per tenere i conti Dorina!

       DORINA: Hai finito di vuotare il sacco?

       LA SIGNORA IGNAZIA: A che siamo arrivati! Se ne vergognano –

       SAMPOGNETTA: – come di vizii segreti!

       LA SIGNORA IGNAZIA: Eppoi non son pretenziose, ché si contentano di poco; basta che abbiano il teatro, restan anche digiune! Il nostro vecchio melodramma: ah! piace tanto anche a me!

       NENÈ: (che sarà entrata con una rosa in mano) Ma no, anche la Carmen, mammà!

       Si mette la rosa in bocca e canta, storcendosi procace sui fianchi:

       È l’amore uno strano augello
che non si può domesticar…

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Sì, va bene, anche la Carmen; ma il cuore non ti bolle come al fuoco del nostro vecchio melodramma, quando vedi l’innocenza che grida e non è creduta e la disperazione dell’amante: «Ah quell’infame l’onore ha venduto…» – Domandalo a Mommina! Basta.

       Rivolgendosi al Verri:

       Lei è venuto la prima volta in casa nostra presentato, se ne ricordi bene, da questi giovanotti –

       IL TERZO UFFICIALE: – e non l’avessimo mai fatto!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: – ufficiale di guarnigione al nostro campo d’aviazione –

       IL PRIMO ATTORE: – prego, ufficiale di complemento – per soli sei mesi – e poi finita, se Dio vuole, la cuccagna per costoro, di goder la vita a mie spese!

       POMÀRICI: Noi? A tue spese?

       SARELLI: Ma guardalo lì!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Questo non c’entra. Volevo dire che né io né le mie figliuole né quello lì –

       Di nuovo il signor Palmiro, appena indicato, volta la faccia e si mette a fischiare.

       Smettila, o ti tiro in faccia questa borsetta!

       È una borsona. Il signor Palmiro smette sùbito.

       – nessuno di noi s’accorse in prima che lei avesse nelle vene questo sanguaccio nero dei siciliani –

       IL PRIMO ATTORE: – io me ne vanto! –

       L’ATTRICE CARATTERISTA: – ah, ora lo so! – (e come lo so!)

       IL DOTTOR HINKFUSS: Non anticipiamo, signora, non anticipiamo nulla, per carità!

       L’ATTRICE CARATTERISTA: No, non tema, non anticipo nulla.

       IL DOTTOR HINKFUSS: Sola presentazione, chiarissima: e basta.

       L’ATTRICE CARATTERISTA: Chiarissima, sì, non dubiti. Dico, com’è vero, che prima non se ne vantava: era anzi con tutti noi a tener testa a questi selvaggi dell’isola che si recano quasi a onta il nostro innocente vivere alla continentale, l’accogliere in casa un po’ di giovanotti, e permettere che si scherzi come, Dio mio, è proprio della gioventù, senza malizia. Scherzava anche lui con la mia Mommina…

       La cerca attorno.

       Dov’è? – Ah, eccola qua! Vieni, vieni avanti, figliuola mia disgraziata; non è tempo ancora che tu te ne stia così.

       La Prima Attrice che farà la parte di Mommina, tirata per mano, relutta.

       Vieni, vieni.

       LA PRIMA ATTRICE: No, mi lasci, mi lasci, signora… (Dirà il nome dell’Attrice Caratterista); poi, risolutamente, facendosi avanti al Dottor Hinkfuss:

       Per me così non è possibile, signor Direttore! Glielo dico avanti. Non è possibile! Lei ha segnato una traccia, stabilito un ordine di quadri: bene: ci si stia! Io debbo cantare. Ho bisogno di sentirmi sicura, al mio posto, nell’azione che m’è stata assegnata. Così a vento io non vado.

       IL PRIMO ATTORE: Già! Perché forse la signorina si sarà bell’e scritte e messe a memoria le parole da dire secondo questa traccia.

       LA PRIMA ATTRICE: Certo, mi sono preparata. Lei forse no?

       IL PRIMO ATTORE: Anch’io, anch’io; ma non le parole da dire. Oh, patti chiari, signorina, intendiamoci: non s’aspetti ch’io parli come lei mi vorrà tirare a parlare secondo le battute che s’è preparate, sa? Io dirò ciò che debbo dire.

       Segue a questo battibecco un borbottìo di commenti simultanei tra gli attori.

       – Già, sarebbe bella!

       – Che l’uno tirasse l’altro a dire ciò che fa comodo a lui!

       – Addio recita a soggetto allora!

       – Poteva scriver lei, allora, anche le parti degli altri!

       IL DOTTOR HINKFUSS: (troncando i commenti) Signori miei, signori miei, parlare il meno possibile, parlare il meno possibile, già ve l’ho detto! – Basta. Ora la presentazione è finita. – Più atteggiamenti, più atteggiamenti, e meno parole; date ascolto a me. Vi assicuro che le parole verranno da sé, spontanee, dagli atteggiamenti che assumerete secondo l’azione com’io ve l’ho tracciata. Seguite questa e non sbaglierete. Lasciatevi guidare e collocare da me, per come s’è stabilito… Su su. Ritiratevi adesso. Facciamo abbassare il sipario.

       Il sipario è abbassato. Il Dottor Hinkfuss, restando alla ribalta, aggiunge, rivolto al pubblico:

       Chiedo scusa, Signore e Signori. Lo spettacolo ora incomincia davvero. Cinque minuti, cinque soli minuti, con permesso, perché possa vedere se tutto è in ordine.

       Si ritira, scostando il sipario. Cinque minuti di pausa.

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