Di Lidia Fera.
L’essere scrittore non viene mai meno alla realtà, non la rende migliore, ma descrive una verità disarmante, la stessa con la quale dona ai suoi personaggi un’anima. Costoro riflettono sensazioni, sentimenti e stati d’animo che meravigliosamente si adoperano per insinuarsi tra le righe e raccontarsi attraverso la penna del loro ideatore.
La penna di un grande autore: Luigi Pirandello
Per concessione dell’Autrice.
Uno scrittore che ha lasciato un grande patrimonio culturale ispirato dalla sua terra, la Sicilia.
Luigi Pirandello trascorre l’infanzia tra Girgenti l’odierna Agrigento, dove nasce nel 1867, e Porto Empedocle sede dall’azienda di famiglia. Gran parte del percorso formativo ha luogo in patria per essere poi completato all’estero in Germania, dove consegue la laurea in Filologia Romanza. Durante gli anni che seguirono dovette affrontare situazioni di gravi difficoltà, come il dissesto economico dovuto alla perdita della loro solfatara e la malattia mentale della moglie che peggiorò al punto da costringerlo a ricoverarla in una casa di cura. Nel corso di questo tempo incerto si dedicò completamente alla scrittura per guadagnare e fronteggiare così la nuova situazione economica.
A Pirandello dobbiamo una vasta produzione di testi teatrali, anzi il primo lavoro in età adolescenziale fu una tragedia in cinque atti (Barbaro) che andò perduta. Alcune delle sue opere furono rappresentate in teatro anche all’estero, ottenendo successo grazie l’originalità del nuovo modo di recitare che sconvolgeva il teatro tradizionale superando il modello del protagonista e permettendo ai personaggi di sostituirsi al carattere, come se tante figure non accennate dall’autore chiedessero agli attori di essere interpretate, una continua ricerca di soggetti per simboleggiare l’eterna sofferenza umana. Nel 1934, anno in cui fu insignito del premio Nobel godeva già di una fama internazionale.
Con il suo modo di scrivere trasmette le storie dei protagonisti quasi come una pellicola proietta delle immagini che possono essere colte dagli occhi della mente. Le figure sono complete, dall’aspetto fisico al contesto dal quale la sua penna riesce a far emergere le espressioni e le emozioni dalle quali le stesse sono pervase. Le vicende da lui narrate trattano di persone intrappolate in un tempo che non permette loro di essere parte integrante della società e gli da voce affinché possano esprimere tutto il disagio e il senso di oppressione verso il futuro che sembra un miraggio.
Nel romanzo intitolato Uno, Nessuno e Centomila il protagonista Gengè Moscarda, figlio di un usuraio dalla vita privilegiata eppure vuota tanto da non accorgersi dello scorrere quasi irreale della propria esistenza, non aveva mai notato il suo naso che pendeva verso destra, fu la moglie a dirglielo. Ecco che, come se guardandosi allo specchio, il torpore del tempo subisse una scossa, sono pochi i soggetti dei suoi lavori che vincono la condizione di cui sono prigionieri, non tutte le loro vicende, infatti, hanno un lieto fine. La scrittura è caratterizzata dalla consapevolezza dell’inganno che sembra essere l’unico modo per rapportarsi con il mondo e rendere chiunque adattabile a qualsiasi situazione.
Alcuni di loro rimangono rassegnati come Donna Caterina Laurentano nel libro I vecchi e giovani, si lascia sopraffare dalle disgrazie che inesorabilmente si abbattono sulla sua famiglia, pochi altri invece riescono a fuggire.
L’essere scrittore non viene mai meno alla realtà, non la rende migliore, ma descrive una verità disarmante, la stessa con la quale dona ai suoi personaggi un’anima. Costoro riflettono sensazioni, sentimenti e stati d’animo che meravigliosamente si adoperano per insinuarsi tra le righe e raccontarsi attraverso la penna del loro ideatore. Grazie alla profondità di Pirandello ed anche grazie alla volontà di evidenziare ogni particolare che possa dare più elementi fondamentalmente utili a leggere i suoi protagonisti e le loro traversie, sembra che egli faccia parlare anche gli oggetti, pur di rendere perfettamente tangibile ciò che vuole trasmettere di un periodo storico difficile.
Nella sua opera traspare la difficoltà di coloro che vivono in una terra dilaniata dai giochi di potere, dalla sofferenza di un popolo del tutto abbandonato a se stesso, che subisce soprusi e vede i propri diritti calpestati, ma anche di una società difficile, popolata da loschi figuri che opprimono il prossimo con lo scopo di arricchirsi e lasciare dietro di loro un mondo di ignoranza e sofferenza ponendosi come esseri superiori e inarrivabili. La cattiveria e la violenza con le quali lo strato più corrotto della società si serve dei meno fortunati, vengono sempre fuori dalla sua penna e non nasconde che talvolta la ribellione non permette i cambiamenti sperati, ma può trasformarsi in tragedia. Narra di un’esistenza disperata e sembra quasi che nulla possa mai cambiare, ma niente è lasciato al caso dal suo genio, infatti, tutto torna anche se ha girato apparentemente invano.
Pirandello pone fiducia in ogni nome, indicando loro tutte le strade percorribili, ma il risultato delle scelte è imprevedibile e qualche volta stupefacente, inaspettato. Niente lascia immaginare l’evoluzione oppure la conclusione che intende perseguire attraverso i suoi protagonisti, ogni pagina è abitata da qualcuno che con la sua storia si racconta insieme con quella degli altri, animando un mondo di cui noi abbiamo sentito parlare e letto nei libri di storia oppure che ci è stato raccontato attraverso documentari o riproposto nei film.
Pirandello è uno scrittore che attraverso la realtà dei fatti anche da egli stesso vissuti, riesce a palesare il significato dei tempi che cambiano, nel bene e nel male, attraverso le azioni delle persone che li attraversano, le stesse che poi effettivamente danno luogo ai mutamenti.
Lidia Fera
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