da Repubblica.it 27 giugno 2017.
Lo scrittore racconta: “Così, in una bara in affitto, riportammo ad Agrigento le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del prefetto, e infine del vescovo”. Con un finale davvero pirandelliano
Intervista di Angelo Melone
Riprese di Maurizio Tafuro e Leonardo Meuti
Montaggio di Elena Rosiello
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Andrea Camilleri racconta il viaggio intrapreso per portare le ceneri di Luigi Pirandello dal cimitero di Verano in Roma ad Agrigento, con l’obiettivo di esaudire le sue ultime volontà.
Dopo la morte di Pirandello, infatti, venne ritrovato un testamento in cui esprimeva le sue ultime volontà in merito al funerale e il desiderio di essere cremato e che le sue ceneri venissero disperse oppure trasportate in Sicilia.
«E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere, perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra della campagna di Girgenti, dove nacqui».
Le sue volontà vennero assecondate solo in parte: dopo la cremazione, infatti, le ceneri vennero collocate in un’anfora antica che lui stesso aveva scelto e venne deposta nel cimitero di Verano, in provincia di Roma (nel 1936 la dispersione delle ceneri, in Italia, non era legale).
Insieme a un gruppo di amici universitari, fu Camilleri stesso a interessarsi delle sorti delle ceneri del grande scrittore ed è proprio questa la storia che Camilleri ci racconta, con uno stile irriverente, a tratti comico, spesso sospeso tra realtà e rielaborazione narrativa.
Nel suo racconto, Camilleri ripercorre i primi tentativi con le più alte autorità di Agrigento – il federale fascista prima e il prefetto democratico poi – entrambi finiti in un netto diniego al trasporto, poi la vicenda della cassetta contenente l’urna che, durante il viaggio in treno, viene usata per giocare a tressette dalle ignare vicine di scompartimento…
E ancora l’opposizione dell’allora vescovo di Agrigento – che non vuole che l’anfora con le ceneri attraversi la città perché “la cremazione è vietata” – e il volto stupefatto dell’impresario di pompe funebri che si vede arrivare il giovane Camilleri alla ricerca di una “bara in prestito”.
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